Venerdì 30 agosto, durante un giro serale lungo il ramo principale della Rana, abbiamo incontrato in arrampicata su una parete, un’abitante della grotta, un ghiro.
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Il Ciambro 43 anni dopo.
In questo caldo agosto mi sono levato un pensiero che da tempo coltivavo: placchettare la Speluga del Ciambro.
Due brevi parole di inquadramento sono d’obbligo.
Correva l’anno 1970 e il GSM era un gagliardo bienne tutto preso dalla smania di scendere le “spurghe” con i suoi 50 metri di scalette fatte in corte da Fabio con i fatidici tubetti di rame per ritenuta dello scalino. Stanchi delle modeste profondità offerte dal “fèo” avevamo rivolto la nostra attenzione all’altopiano di Asiago con tale insistenza ed entusiasmo che i Gruppi di Schio e Proteo ci avevano a malincuore concesso una fettuccia di territorio: precisamente la zona di Treschè Conca e Cesuna, non immaginando, ahiloro (Schio), che proprio nella zona di Cesuna avremmo scoperto una grande prosecuzione (Giacominerloch)…ma questa è un’altra storia.
Intanto esploravamo i boschi attorno a Conca e proprio presso Contrà Rossi sotto la Chiesa, ci venne a récia di una grande voragine molto ben conosciuta in loco, tanto da avere un proprio nome: Speluga del Ciambro.
Tale cavità si apriva nei boschi di una abitante della contrada: la LINA, che accolse di buon grado il nostro interesse e ci permise di accamparci per qualche giorno nei suoi prati, presso la voragine.
Ci accompagnavano i figli della Lina Renzo, 8 anni e una ragazzina adolescente di cui non ricordo il nome. Con la Lina vi fu un’intesa perfetta, rara tra i montanari, e diventammo buoni amici. Lei era “innamorata” soprattutto di Cesco Faccin, forse per il colore un po’ esotico della pelle.
Scendemmo la voragine che risultò profonda 83 metri e quando la portammo a catasto vi fu il celebre commento di Aldo Allegranzi, presidente del Trevisiol, che disse: “Però, ‘sti tusi, i taca a ‘ndar profondi anca luri” o qualcosa di simile.
Quarantatre anni dopo mi ritrovavo a vagare per i boschi sotto contrà Rossi cercando di ritrovare la grotta.
Gli abeti, che ricordavo non troppo alti, erano diventati alberi maturi, alti e dritti. Ritrovai la malghetta della Lina, ma di spaluga, manco l’ombra.
Tornavo allora alla contrà dove avevo lasciato scooter e consorte e, proprio nella porta accanto dove avevo parcheggiato, salta fuori nientemeno che…Renzo, figlio della Lina, che si ricordava benissimo di noi e anche di me che chiamavano IKO.
Come potete immaginare siamo ridiscesi al buso che abbiamo trovato a colpo sicuro, e placchettato.
Quello che non mi è piaciuto è la conferma che viene usato come discarica soprattutto di animali morti.
Ho indottrinato più possibile il “piccolo” Renzo, ora diventato un’uomo sulla cinquantina.
Questa è la storia del Ciambro, a metà tra i ricordi del Cantastorie e una relazione di uscita.
Pubblico alcune foto di allora, con il piccolo Renzo che ci aiutava con i materiali, e di adesso.
El pi vecio.
IKO
Camminata speleologica tra il Foran del Mus con il CAI Malo
Domenica 7 Luglio con il CAI Malo siamo andati a fare gli escursionisti speleologi
nella splendida cornice del Monte Canin.
Arrivati in autobus a Sella Nevea siamo saliti fino al Rifugio Gilberti.
Foto 1 – Sotto il Bila Pec
Foto 2 – Nelle vicinanze del Rifugio Gilberti.
Dal Gilberti siamo andati fin su a Sella Bila Pec dove ci siamo goduti lo spettacolo
meraviglioso del Col delle Erbe e Foran del Mus.
Foto 3- Dal Rifugio Gilberti verso la Sella Bila Pec.
Foto 4- Da Sella Bila Pec si guarda il Col delle Erbe.
Dopo aver mangiato e bevuto ci siamo incamminati verso il bivacco Marussich.
Foto 5 – Lungo il sentiero che porta al bivacco Marussich.
e poi giù attraverso campi solcati verso la Casera Goriuda.
Foto 6 – Pausa a Casera Goriuda.
Alla sera siamo giunti in val Raccolana dove il pullman ci attendeva e pian pianino
abbiamo fatto ritorno al nostro paesello felici e contenti.
Sicuramente da tornarci.
GSM