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Abisso del Corno, cronaca ultima esplorazione

NON SARA’ UN’AVVENTURA
MA L’INIZIO DI UNA PUNTA MOLTO DURA…

e data l’importanza dell’uscita di questo week-end, che ha riacceso le speranze di scendere sempre di più l’Abisso del Corno beccatevi anche questi miei appunti di viaggio.

Non ci sono solo i polacchi,gli ungheresi e i kirkhazi, anche il GSM ha i contro…..

Nessuno avrebbe scommesso niente sulla riuscita della spedizione al Corno del week-end dal 5 al 8 dic, e nemmeno io ci credevo, neanche di poter solo raggiungere il bivacco 3 Fontane in Val Galmarara.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo come sono andate le cose.
Venerdi 4 dicembre 2009: perturbazione atlantica con abbondanti precipitazioni anche nevose sopra i 900m su tutto l’arco alpino e prealpino. Per tutto il giorno scambio di telefonate e sms con un unico denominatore comune: chi cazzo xe così mona da andare su al Corno di Campo Bianco?.
Niente da fare, c’è qualcosa dentro di noi che ci spinge lassù a quasi 2000m; oramai il dado è tratto e alla sera di venerdi ultimo giro di telefonate e fissiamo l’appuntamento: ore 7.30 al cimitero di Caltrano.
Sabato 5 dicembre 2009: mi alzo e guardo fuori dalla finestra. Ha smesso di piovere, ma il cielo è tutto grigio e le montagne sono bianche candide. Penso che intanto vado al cimitero e poi casomai ci beviamo un caffè e poi torno a casa. Saluto Caterina che non dice nulla ma sicuramente pensa: ” Ti e i to amici si proprio deficienti”
Alle 7.30 sono al cimitero e subito arriva Lillo, Paolo, Sid e Alberto ( lo Zio). Ci guardiamo in faccia, si va o non si va?, che femo? Alla fine andiamo, ma prima fermiamoci a Canove al Panda Bar che con un buon caffè e una pasta si ragiona meglio.
Arrivati al Panda Bar la signora stranamente ci accoglie con infinita dolcezza e quasi non riconosco quella fredda donna che è sempre stata. Parliamo del più e del meno, ma alla fine abbiamo voglia di entrare all’ Abisso del Corno? Neanche il caffè ci fa rinsavire e partiamo con destinazione Val Galmarara. Intanto andiamo fino al bivacco , poi decidiamo.
La strada della Val Galmarara è tutta ricoperta di un bel manto di neve, ci sono anche delle tracce di qualche auto. Montiamo le catene e proseguiamo.
La neve è alta 20-30 cm e l’auto di Sid e Lillo senza problemi salgono, finchè non si tocca sotto e non si rompe una catena . Inversione di marcia con fusione della frizione e parcheggiamo l’auto circa un chilometro prima del Basaxenocio.

Le macchine non ce la fanno più a salire

E ora comincia il bello! Sid e Paolo decidono di abbandonare l’idea di entrare in grotta e stoicamente ci aiutano a portare in su gli zaini stracarichi. Cammina e cammina dopo cinque ore di neve fresca arriviamo alle 15.00 del pomeriggio al bivacco 3 Fontane, con circa 50 cm di neve fresca e un pochino monti.
Con difficoltà riusciamo ad aprire la porta del bivacco e ci concediamo due etti di pastasciutta a testa. Decidiamo che non vale la pena entrare in grotta il sabato pomeriggio e così fissiamo la sveglia alle 6.00 di domenica.
La sera passa serenamente attorno al tavolo del bivacco parlando di vari argomenti hard che in questa mia è meglio tralasciare. Dirò solamente che è stato deciso che il raggiungimento della profondità di -1000 spetta un premio molto piccante , che diventa ancora più piccante alla profondità di -1500m, a -900 spetta una semplice flipperata stop.
Dopo il caffè, la prugna , la grappa alle 21.00 ci corichiamo nei sacchi a pelo, ma alle 22.00 il nostro sonno è interrotto da un toc toc alla porta.
Chi cazzo xe a ‘sta ora?
Guarda un po’, un gruppo di 10 scout completamene sprovvisti di cervello , ma con una chitarra al collo invadono il bivacco. Con lo sguardo duro li facciamo subito desistere dal cantare le bionde trecce e gli avvertiamo che alle 6.00 noi ci svegliamo e che non devono tanto rompere i coglioni.

Alba meravigliosa: buon auspicio …

Domenica 06 dicembre 2009: sveglia alle 6.00 come previsto alle 7.00 siamo già pronti. Paolo e Sid ci apriranno la traccia nella neve fresca. Si parte.
Quasi due ore di avvicinamento nella neve farinosa alta quasi un metro , in mezzo ai mughi, ma il cielo è splendido e arriviamo all’ingresso dell’Abisso.

Ultima salita verso l’ingresso

Qui comincia la caccia al tesoro, che non è altro che la corda sommersa sotto la neve, ma neanche questo ci può fermare dopo 20 minuti di scavo la troviamo e l’ancoriamo al mugo. Alle 9.30 di domenica mattina io, Lillo e Alberto ( lo zio) penetriamo come tre condor dentro all’Abisso del Corno di Campo Bianco.

L’ingresso

Ma cosa andiamo a fare dentro?
Lasciamo fuori il trapano, lasciamo fuori la macchina fotografica, ci portiamo la sola trouse da rilievo e una borsa d’armo.
Trichete trachete scendiamo sempre più, la grotta non si presenta granchè umida anzi e tutto procede per il meglio. La progressione è lineare l’obiettivo è definito, il premio è ambito.
Arrivati sopra il pozzo da 60 a circa -550 m , cominciamo il rilievo, ci guardiamo attorno e vediamo nuove finestre ( anche sopra il P70 che fa ben sperare). Andiamo giù e alle 18.00 circa siamo alla base del P70 ( Sala delle bimbe?). Ci scaldiamo una buona minestra e io e Lillo proseguiamo il rilievo con due corde e la borsa d’armo, Alberto si mette il pigiama e si ricava un cuccio caldo dove attenderci.
Scendiamo ancora lungo la diaclasi rilevando fino ad arrivare al limite dell’ esplorazione precedente. Una finestra dove si vede che la diaclasi continua e dove l’acqua si butta.
Guardiamo meglio e notiamo che a destra si può procedere arrampicando e senza bagnarsi e così scendiamo per circa 10 m fuori dall’acqua. Ci troviamo così in zona fossile sotto una gigantesca ( praticamente sotto la Sala delle bimbe) frana e da una parte l’acqua si tuffa per altri 5 metri in un pozzetto dove non si capisce cosa ci sia. Perlustriamo tutta la zona in cerca di una prosecuzione all’asciutto, ma nulla da fare.
Che fare? Lillo non ha esitazione e scende sotto l’acqua e dopo un po’ sparisce. Sento che muove dei sassi , che tribola a spostarli poi il silenzio.
Passano i minuti, comincio anche a preoccuparmi dopo quasi 30 minuti che non sento nulla. Il rumore dell’acqua mi fa sentire cose non vere, mi sembra di sentire fischiare, mi sembra un rumore di sassi.
Dopo circa 45 minuti finalmente sento Lillo. Risale sotto l’acqua e con l’emozione alle stelle e il fiatone in gola mi racconta di meandro, by- pass , passaggio in frana , sala , meandro alto 20 metri, altra sala, attivo che se ne va da una parte, galleria fossile con aria , altra sala, aria tanta tanta aria …..
Oramai sono quasi le 20.00, non possiamo fare troppo i bravi, dobbiamo anche venire fuori dall’Abisso, e ad un orario decente. Così torniamo da Alberto felici di avere portato avanti il rilievo e di avere verificato che la grotta va ancora e alla grande.
Alle 21.00 circa riprendiamo la via del ritorno. A mezzanotte ci concediamo un pisolo al Bivacco Giamaica sotto lo sguardo sempre attento di Aieie Brazo.
La risalita è lunga, ma molto regolare , ogni tanto breve pausa di ristoro e poi via sempre più su.
Lunedì 7 dicembre 2009: Alle 11.00 di mattina, con un vento gelido che spazza la Val Galmarara usciamo dall’abisso del Corno di Campo Bianco. E’ freddo e il vento ci gela le palle. Ci mettiamo in ordine e di corsa scendiamo al bivacco.
Che felicità arrivare al bivacco, subito ci facciamo un thè caldo, e poi una crema di patate e porcini che è la fine del mondo, e non ancora sazi un minestrone di verdure che ci rianima .
Oramai è tardi, dobbiamo scendere per 10 km alla macchina e così alle 14.00 circa partiamo carichi come musi giù per la strada. Pian pianino, passo dopo passo, finchè un pick-up con Beppe e Paolo ci appare come un miraggio a Malga Galmararetta.
Carichi di adrenalina raccontiamo la nostra avventura e saliti sul cassone del pick-up ci facciamo trasportare giù per la valle, come cullati.

Recupero degli esploratori esausti

In Val d’Assa anche Alberto Rossi e consorte ci vengono incontro e carichi di gioia con gli zaini deposti nel bagagliaio ci concediamo un meritato prosecco al Panda Bar.
Ecco così concluso un fantastico week-end alla conquista del -1000 che è ancora da esplorare, e ci fa venire la voglia di tornare ancora là alla ricerca del fondo dell’Abisso del Corno.di Campo Bianco.
ciao
Matteo

Abisso del Corno: -800 e và alla grande!

Troviamo il buco dopo un’ora e quaranta grazie alla bandiera dei pirati che sventola dal ramo di un pino mugo mezzo coperto. Scaviamo per trovare la corda sepolta e la radice per l’armo.

Prima “C”nel discensore, uno sguardo a Sid e Paolo che tornano a valle stasera e si va!
Come arriviamo alla Diaclasi i dubbi e le incertezze scompaiono completamente: è abbastanza asciutta! Bene!
Comincia così la lenta discesa fino al punto da rilevare: sopra il P60 dopo il meandro Grande Bee.
Rileviamo tutti e tre: misuratore laser, bussola, clinometro, blocchetto e matita.
Pozzo da 58, pozzo da 50 e siamo al pozzone. Risulterà essere circa 75 mt ma con il salone alla base veramente imponente: circa 50×20!
Rileviamo anche la diaclasi attiva che si diparte sul fondo da un lato: è profonda circa 35 mt.

Arrivati al limite esplorativo dell’ultima punta notiamo l’angusta finestrella che sul pozzo bagnato: sarà circa 20 mt con un forte stillicidio, diciamo “slavato”. Riusciamo ad attraversare in libera sulla destra. Dopo un paio di mt di discesa asciutta, entriamo in una zona fossile che ci permette di andare alla base del pozzo. Scende ancora un paio di metri ma stringe ed è molto bagnato. Rovistiamo un po’ qua e la nel fossile in mezzo alla frana ma non si vede nessun passaggio evidente.
Probabilmente questa via finisce qui.

Decidiamo di giocare anche l’ultima carta: proviamo a scendere anche gli ultimi metri del pozzo che stringono. Vado io.
Doccia fredda. Passaggio stretto bagnato e sono sotto la frana sul piano di scorrimento.
La grotta continua angusta ed attiva. Un altro crollo chiude il passaggio: tento inutilmente di spostare i grossi massi che occludono il passaggio, ma alla fine desisto. Anche perchè sono solo ed il posto fa veramente schifo! Va beh stavolta è proprio chiusa. Decido di rientrare.
Ma ecco, come per magia, che in alto sulla sx un buchetto nero mezzo chiuso da un sassone lascia sperare qualcosa. Spingo fuori il masso. L’adrenalina parte a mille: la grotta allarga!
Parte una corsa per ambienti sempre più larghi con l’attivo che si abbassa sempre più sotto i piedi.

Arrivo sul bordo di un salto di circa 15-20 mt che da su salone. Non ho corde. Torno indietro, scendo in mezzo ai massi fino a ritrovare l’attivo ed arrivo alla base della sala: fantastico vedo che continua! Proseguo ancora e trovo un altro ambiente con un gran camino nero in alto: l’acqua va verso il basso in posti larghi ma io decido di girare intorno alle pareti e trovo un passaggio basso. Incredulo comincio a correre in una galleria fossile con aria contro. In certi tratti è larga tre alta cinque: stavolta abbiamo veramente trovato l’abisso. Torno indietro dai compagni lasciando davanti a me altri trenta metri che continuano in basso fino ad uno slargo.
Torneremo

Raggiunti Matteo e lo Zio, increduli, gli racconto cosa ho visto: è la gioia.
The caldo e lentamente si riparte per la salita, sono le 22.
Sosta di un’ora e mezza per “pisolare” al bivacco di meno cinquecento e ancora su.
Alle 11 di lunedì siamo fuori.

P.S. Un Grazie a Franco Valmorbida, Ivan e Frigo che domenica sono venuti su a trovarci con gli sci ma non ci hanno trovato.

Lillo

Rana – la frana che tuona

Venerdì sera io, Simona, Damiano, Donato e Alberto Rossetto siamo andati alla frana in zona peep per documentare fotograficamente i lavori di scavo e, diciamoci la verità, con la speranza di poter riuscire a risalire quei due-tre metri di vuoto lasciati lì dall’ultima volta.
Appena arrivati la Simona si è subito fiondata sul fronte di frana per verificare la sitazione. Speravamo che le recenti piogge avessero smosso un po’ la base friabile e fatto cadere l’enorme macigno che incombeva sulle teste. E’ venuto giù il finimondo !!!!
La parte bassa terricciosa ha ceduto ed ha fatto crollare grandi macigni misti a paltanaccio ritappando quasi tutto di nuovo. Il tubo di scavo, lasciato lì l’ultima volta ha fatto da contenimento impedendo che la frana invadesse di nuovo la galleria.
Terminati gli scatti ci siamo messi a liberare il nuovo crollo constatando che il tubo, messo così, funziona molto bene perchè impedisce ai sassi che cadono di rotolare giù salvaguardando chi si trova in prima linea.
Beh, molti hanno sentito parlare dei famosi “sassi che rotolano” (rolling stones) …. QUESTA VOLTA SEBRAVA DI SENTIRE UN TEMPORALE !!! Il rombo dei rotolamenti era talmente frequente e prolungato da sembrare di udire dei tuoni. Impressionante … chissà cosa c’è la dietro … una sala o è solo il rumore di una frana gigantesca senza fine? Eppure a volte era chiaro che le pietre rotolavano su una superficie libera … boh?!
Abbiamo lavorato per due ore tornando ad intravedere quel vuoto verso l’alto visto l’altra volta. Toccherà forse ai prossimi la risalita?
Stillicidio superiore alle altre volte e quindi fango a go-go.
L’aria in frana era nettamemente inferiore, quindi tutta quella che si sente in zona “masiera” se ne va da qualche altra parte. E’ stato risalito quel caminetto prima di abbassarsi nella galleria che conduce alla frana?
Ciao
San