Archivi categoria: Canyoning-Torrentismo

Valle Sigolara ovvero canyoning in Valle dell’Agno

Sabato pomeriggio, cielo terso, temperatura mite quasi un accennno di primavera, le primule in fiore e la gente ancora in giro a fare la spesa.
Siamo in tre io , Alberto ( lo Zio) ed Eddy ( Il Frizzo) alle 12.40 all’A&O di Malo.
Saliamo in macchina  e poi via verso San Quirico in Valle dell’Agno. Nel bagagliaio abbiamo tutto corde, muta, spit e piantaspit, cordini da abbandono, ramponi e due picozze ( non si sa mai che troviamo da divertici a fare piolet tradiction), ma soprattutto tanta curiosità e voglia di vedere cose nuove.
Pedaggio del traforo e siamo già a Valdagno, poi su al Maglio di Sopra e poi  S. Quirico.
Ma cosa andiamo a cercare da queste parti?
Fare un vajo oggi no troppa neve recente e tempi ristretti, in grotta neanche manca al voglia,
una battuta non è il caso , a miniere siamo già stati la  settimana scorsa. E perchè non scendere una valle, una foretta? Perchè non scendere la  Val Sigolara?

Garganta del Diablo
Lungo il percorso

Passiamo davanti alla Montagna Spaccata, ci guardiamo attorno e capiamo dove usciremo. Andiamo su verso Fongara e quando la chiesetta ci appare , anche la valle si fa  vedere.
Come facciamo con la macchina? Parcheggiamo alla montagna Spaccata e poi su a piedi lungo la  strada
asfaltata? No non è il caso. Fare l’autostop invece si . Qualcuno avrà la pietà di raccogliere ‘sti torrentisti del sabato pomeriggio.
Frizzo fa vedere al coscia pelosa e subito la prima macchina si ferma. Non ci posso credere!
In 5 minuti abbiamo parcheggiato la macchina e siamo già alla partenza della foretta.
Scendiamo nella neve molle e arriviamo al torrente.

Acqua ce nè abbastanza chissà che la foretta sia bella.

La prima cascata

La prima bella cascata di circa 6 m la aggiriamo , senza corde e poi ecco il primo salto. Acquatico qui ci vuole la muta . Scendiamo.
La foretta presenta diversi saltini è già armata abbondantemente , fix, placchette, maglie rapide tutto immancabilemtne inox.
Saltino, salto diventa stretta e bella.Non c’è male per essere a San Quirico.
Arriviamo così tra un traverso e  una scivolata nell’acqua gelida alla cascata dell’Airone  dove compiliamo il libretto della foretta e ammiriamo l’ingresso del Buso delle Anguane.

Il traverso

Siamo alla  fine della parte attrezzata e  lungo il greto del fiume ci incammiamo verso valle, passiamo vicino ai ruderi di una vecchia centralina idroelettrica e passiamo sotto il ponte per Contrà Pelliccheri.
Ancora giù verso la Montagna Spaccata. Altri saltini con corda e arriviamo così alle passerelle dove restiamo ad ammirare la forra vera e propria.

 Cascata degli aironi

Ormai siamo fuori,  doppia foto con autoscatto e poi a cambiarci mostrando le chiappe bianche agli sciatori
del sabato pomeriggio.

Foto di gruppo

Panino e coca alla Pecora Nera e poi ascoltando Ziggy Stardust ci infiliamo dentro al traforo verso casa .
Sabato pomeriggio concluso con un nuova esperienza da mettere nel cassetto.
Matteo

L’estate che non arriva…

Mai come quest’anno, vuoi per un motivo vuoi per l’altro, la voglia di “buttarsi” in acqua è stata cosi forte anche nei mesi freddi.
Forse per la curiosità di vedere i luoghi percorsi d’estate, vestiti d’inverno.
Forse per la voglia di “catturare” piccoli scorci che gli ambienti invernali ti sanno regalare.
Forse per la voglia di cambiare frequenza,forse anche per il bisogno di isolarsi un attimo… da suoni e rumori… come quando infili il cappuccio della muta in neoprene… Ti sembra tutto cosi ovattato, cosi distante.
Ed il cappuccio sabato mattina lo abbiamo infilato… eccome!
Partenza avvicinamento ore 8:00, temperatura esterna -5.

Pochi passi in salita e la temperatura sembra cambiare, ma l’aria fredda che ti graffia il viso, fa’ capire che a giugno manca ancora qualche mese.
La giornata è stupenda, un cielo limpido e qualche raggio di sole che si affaccia oltre i profili della valle, ci accompagna nella lenta silenziosa salita.
Silenzio rotto solamente dal calpestio delle foglie secche, di curiosi caprioli che sbucano dietro tronchi per vedere chi attreversa le loro dimore.
Nel minor tempo possibile saliamo e ci cambiamo. La brezzolina che scende in valle regala attimi solo per brevi chiacchere.

Partiamo e già dopo qualche passo percepiamo che dovremo stare bene attenti al sottile strato di ghiaccio che ricopre il greto del torrente… O si stà in acqua o fuori fuori.
Vista la temperatura la progressione è veloce, ma non ci priviamo assolutamente del tempo per ammirare le forme, le figure, i disegni che l’acqua ed il freddo hanno deciso di fare lungo tutto il percorso.
Nei soliti tempi arriviamo all’uscita, dove ci aspetta un tiepido sole che scalda le ossa.

La valle è sempre lei (Val Rua, Ponteposta, Val D’Astico), amante segreta e misteriosa, vestita di abiti diversi, affascinanti ed intriganti. Che regala sempre brevi ed intense soddisfazioni ogni volta che decidi di andarla a salutare… quello che richiede in cambio dipende solo dalla stagione.
Un ammiratore.

L’altra faccia della Val Rua

Visto che il classico appuntamento della Vigilia di Natale in forra era saltato, viste le non rigide temperature degli ultimi giorni e visto che c’era bisogno di smaltire un po’ di abbuffate Natalizie….Dopo qualche messaggio via SMS,decidiamo di prolungare la stagione torrentistica e di ripercorrere la nostra affezionata Val Rua.

Il disgelo causato da temperature sopra allo zero e le abbondanti piogge dell’ultima settimana,destano qualche curiosità sulla percorribilità della forra…Strappo un’ora dal libretto dei bonus familiari, e decido di fare un sopralluogo nel pomeriggio. Temperatura relativamente bassa, ma quello che incuriosisce è il vedere il greto del torrente (solitamente asciutto), che arriva sino alla statale, presentare una bella quantità d’acqua.

Percorro a ritroso la via d’uscita fino a vedere gli ultimi tre salti….Portata sportiva,ma si può fare. Torno a casa,giro di SMS. Appuntamento alle 10:15 del giorno dopo all’uscita dell’autostrada. Puntuali si presentano gli amici Cristiano ed Armando del Gruppo Speleologico Padovano, e con Lillo (figura immancabile in questo genere di appuntamenti) partiamo con destinazione Ponteposta.

Colazione al volo,sacchi apposto e cominciamo l’avvicinamento…Risaliamo tra le strette vie del paesino, ed una voce alle nostre spalle: “Mi raccomando!Che non vi si veda sul giornale domani!”
Toccata di “maroni” collettiva…e simultanea, poi proseguiamo. Arriviamo alla partenza dove ci accoglie una situazione di completa stabilità: tre gradi in acqua e tre gradi fuori. Ci cambiamo e bardiamo velocemente sulle rive di un torrente che d’estate non esiste. Il che ci fa’ capire che ci bagneremo bene bene.

Fantastico!Tutti quei posti che solitamente si vedevano asciutti,ma ripuliti in caso portate abbondanti,ora sono percorsi da un bel torrente che prende forza dai numerosi affluenti man mano che scendiamo, salto dopo salto. Decisamente un altro torrente da quello conosciuto!

La progressione è veloce e fresca. Lo stretto corridoio centrale è uno spettacolo unico: cascatine che scendono da entrambe le pareti creano una sorta di paesaggio fantastico.

Siamo senza parole se non per ripeterci: bello bello bello. Arriviamo alla grotta del masso incastrato: prima sguazzata…fresca, se poi ti dimentichi di essere in dicembre e preso dagli eventi scendi con la giacca della muta aperta..
Cammina,scendi, disarrampica arriviamo al salto da 18 metri….unico punto dove ci potevano essere difficoltà causa la portata, essendo un salto non più largo di quattro metri con vasca di ricezione delle stesse dimensioni. Li le cose da fare sono due: o salti (ma devi essere un buon cecchino con il pelo sullo stomaco) o scendi in corda (accettando l’idea di incazzarti” lievemente” nei quattro metri dove sarai investito dal flusso d’acqua decisamente prepotente).
Visto che la regola maestra dice che prima di saltare si deve “sondare” la vasca di ricezione,per verificare che non ci siano ostacoli pericolosi…prendo al volo la possibilità di scendere su corda e sondare di sotto.

Su il cappuccio della muta…e tutto va secondo programma : una signora “bastonata acquatica” sulla testa accompagnata da una signora “bevuta”…di quelle che per ritornare nel mondo dei normali, e comunicare agli altri che possono saltare, ti ci vogliono un paio di minuti.
Infilato il cappuccio e presa la mira, senza tanto pensarci, tre tonfi in seguito indicano che il gruppetto si è riunito sopra alla cascata da 25metri.
Si scende senza tanti problemi perchè riusciamo ad evitare il getto d’acqua.
Bella,bella,bella….ormai siamo fuori. Mancano il toboga da 10 metri e quello da 4 metri, che se anche con portata abbondante non risultano dare problemi. Cominciamo a pregustare il banchetto post-forra.

Ci infiliamo uno dietro l’altro giù dal toboga. Piccolo inconveniente che ci vede improvvisare “spettacolo bulgaro” per recuperare una sacco che aveva deciso di fare apnea sotto la cascata….e siamo fuori.

Ora non resta che la parte più ludica della giornata : con le gambe sotto ad una tavola, tra pastasciutta, salame e buon chianti a raccontarci storie di acqua, di cascate,di corde, di grotte e di speleologi…..
Buon 2010!!!!!!
Jvan,Lillo,Armando e Cristiano