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Grotta delle Margherite

Uscita foto/video in Carso triestino per visitare una grotta poco conosciuta e ricca di concrezioni.
Per trovare la botola d’ingresso è stata determinante una foto dal satellite della posizione presa da Google Map, dato che le coordinate del gps non erano proprio esatte.

Le “margherite” che hanno dato il nome alla grotta

Dopo aver rifatto l’armo iniziale per due volte (la prima mi sono seduto sopra gli spit ed ho saltato un ancoraggio! merd!), ci si cala in una stretta e larga fessura (kankara in salita) che scende per una ventina di metri.
L’attacco del secondo pozzo è il punto più bastardo di tutta la grotta: una sorta di oblò dove infilarsi obliquamente cercando di stare alti per non finire incastrati nella fessura sottostante.
Sotto questo salto si trova un’alta sala dal fondo piatto e melmoso con un bel baldacchino concrezionale.

Sala terminale: sopra lì si trova il laghetto delle margherite

Dopo un breve scivolo si parte per l’ultimo pozzo da 20m (stupendo), armato tutto su attacchi naturali, e si scende nella splendida sala terminale riccamente ed abbondantemente concrezionata.

Lo splendido pozzo finale

In un angolo si trova la pozza d’acqua con le favolose concrezioni a fiore che hanno dato il nome alla grotta. Dalla parte opposta una lunga colata fortemente inclinata, numerose colonne spezzate e traslate, segno evidente di movimenti del fondo, e blocchi di concrezioni crollate chissà da quante centinaia di anni. Tante eccentriche e piccoli cristalli di calcite che ricoprono tutto in numerose parti della sala.

Fauci preistoriche
Colonna spezzata e traslata

Fangaccio rosso takente ovunque è stato la causa di numerosi porki quando è stato il momento di lavare la roba!
Quando si fa foto, il tempo vola! Pensate, alla fine per fare una grotticella da -67m ci abbiamo messo 8 ore!
Partecipanti: San, Simo, Donato, Alberto R., Massi

Tutte le foto fatte le vedi cliccando qui.

Spaluga di Lusiana

Uscita del Phototeam alla Spaluga di Lusiana già bella pronta ed armata dalla squadra entrata il giorno prima.
Il primo salto è uno di quelli che fanno stringere per bene le chiappette in quanto la scaga di un tiro così lungo a cielo aperto, e con scalino d’ingresso a 90° poi, E’ TANTA !
Avete provato a distendervi e guardare giù? Ecco cosa si vede:
Arriviamo al terrazzino intemedio a facciamo qualche altro scatto in questo ambiente bello e suggestivo.
Faccio scendere gli illuminatori nel salone sottostante. Che sia grande lo capisci dal nero assoluto di fronte a te, ma senza luci sul fondo non ti rendi assolutamente conto delle sue reali dimensioni. LUCI !
E’ gigantesco! Gli speleologi non si vedono neanche. si capisce dove sono solo dalla posizione delle luci.
Atterriamo in mezzo a carogne puzzolenti di camosci, cani, vacche, … bleah! … e cambiamo inquadratura andando a posizionarmi sul fondo del salone. La luce che entra dall’ingresso è favolosa; faccio salire in corda Alberto per dare le giuste proporzioni ed illuminare la parte alta del pozzo sotto la finestra; Massi fa luce sotto la corda mentre Simona e Donato illuminano le pareti laterali della caverna:
BOIA CAN! Finalmente qualcuno che ha fotografato questa splendida sala in tutta la sua estrema bellezza!!! Ringraziamo Mr Canon per averci messo a disposizione l’obbiettivo 10-22mm!
Bòn! E’ ora di risalire e godere del pozzo dal basso:
San

Rana – la frana che tuona

Venerdì sera io, Simona, Damiano, Donato e Alberto Rossetto siamo andati alla frana in zona peep per documentare fotograficamente i lavori di scavo e, diciamoci la verità, con la speranza di poter riuscire a risalire quei due-tre metri di vuoto lasciati lì dall’ultima volta.
Appena arrivati la Simona si è subito fiondata sul fronte di frana per verificare la sitazione. Speravamo che le recenti piogge avessero smosso un po’ la base friabile e fatto cadere l’enorme macigno che incombeva sulle teste. E’ venuto giù il finimondo !!!!
La parte bassa terricciosa ha ceduto ed ha fatto crollare grandi macigni misti a paltanaccio ritappando quasi tutto di nuovo. Il tubo di scavo, lasciato lì l’ultima volta ha fatto da contenimento impedendo che la frana invadesse di nuovo la galleria.
Terminati gli scatti ci siamo messi a liberare il nuovo crollo constatando che il tubo, messo così, funziona molto bene perchè impedisce ai sassi che cadono di rotolare giù salvaguardando chi si trova in prima linea.
Beh, molti hanno sentito parlare dei famosi “sassi che rotolano” (rolling stones) …. QUESTA VOLTA SEBRAVA DI SENTIRE UN TEMPORALE !!! Il rombo dei rotolamenti era talmente frequente e prolungato da sembrare di udire dei tuoni. Impressionante … chissà cosa c’è la dietro … una sala o è solo il rumore di una frana gigantesca senza fine? Eppure a volte era chiaro che le pietre rotolavano su una superficie libera … boh?!
Abbiamo lavorato per due ore tornando ad intravedere quel vuoto verso l’alto visto l’altra volta. Toccherà forse ai prossimi la risalita?
Stillicidio superiore alle altre volte e quindi fango a go-go.
L’aria in frana era nettamemente inferiore, quindi tutta quella che si sente in zona “masiera” se ne va da qualche altra parte. E’ stato risalito quel caminetto prima di abbassarsi nella galleria che conduce alla frana?
Ciao
San