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el buxo ….

Un dì mi chiama l’amico Marco dicendomi che andando per funghi ha trovato un buchino nel bosco …. tempo una settimana mi porta …. ullala, non è di quelli micro che trovo io, questo è un bel buco di un metro di diametro. Così armati della famosa “camera da pesca” la infiliamo dentro. Le immagini che giungono mostrano un pozzetto di 3/4m di profondità, bello eroso, con tutte le “forme” morbide, un vero buco carsico 🙂
La cosa però finisce li almeno fino a sabato scorso quando, armato di una insana curiosità, decido di volerci entrare. Trovare qualcuno che venga con me, però, non è una cosa semplice: Marco non può; la mia dolce metà declina “a malincuore” l’invito…..l’unico che si offre volentieri è Pedro, vive con noi da quasi 5 mesi …. ma è un cane e pure di taglia piccola! Ok, altro giro di telefonate e alla fine trovo chi viene: alle 14 al bar, caffè, amaro e si parte!
In circa 10 min di cammino sul sentiero raggiungiamo l’ingresso. Fatto un po’ di pulizia attorno al buco, decido di armare in ogni caso una corda, non si sa mai che dopo questo primo salto non ci sia un bel p30! Qualche minuto e i primi sassi riemergono dall’abisso e dopo di loro il fango … molto fango …. quello schifido dei berici che ti si attacca come mastice….al termine del pozzetto, sulla destra di chi entra, in basso…molto in basso vedo nero…provo a gettare un sasso …. ton … to ton ton to splach (si si proprio splach per che si sente che c’è del fango dall’altra parte …. splach) un altro e un’altro ancora….si prosegue, solo per qualche metro però, sembra quasi che il sasso rotoli, come ci fosse un conoide di fango …. da sopra mi giungono segnali di sofferenza …. io mi sto divertendo ma sopra non sanno come farsela passare!!! Decido di uscire.
Mi faccio prendere dall’emozione e decido che è meglio festeggiare…già mi gongolo per il nome….una nuova cavità 🙂
A casa però, non appena ritorna la calma mentale, inizio a ragionarci un po’….sfoglio il libro dei berici, incrocio con i dati del catasto in mio possesso, lavoro su google earth e inizio proiettare riferimenti e punti…e …..
Il responso è impietoso, c’è proprio una “grotta” con quelle caratteristiche (pozzo [doppio] di circa 3 m; il conoide di fango e la sala col fondo piatto; all’incirca alla stessa altitudine) che tuttavia in linea d’aria sta a circa 400m di distanza.
Un po’ deluso penso che l’unico modo per esserne sicuro è quello di entrare in quella sala, con un paio d’ore di scavo tutti i dubbi dovrebbero essere sciolti….e poi…se è nuova meglio, altrimenti, per me!, è nuova lo stesso!

Corno e Goa

Sabato Giancarlo (del Trevisiol), Pierga, Matteo, Paolo, Sid, il mitico Beppe Nassi e io ci siamo trovati nel solito parcheggio di Caltrano per proseguire l’esplorazione del Corno. Colpa del freddo o più probabilmente della differenza di fuso orario tra il meridiano locale e quello di Cavazzale, il ritrovo avviene alle 8:15 circa e da lì, con i permessi in mano partiamo alla volta dell’altipiano.
La strada scorre sotto di noi, la mente corre, il desiderio pure. Piccola sosta per prendere i viveri e poi su e in men che non si dica siamo al bivacco “3 fontane”.
Beppe e Paolo non vengono in grotta ma ci accompagnano fino all’ingresso fornendo un prezioso aiuto come sherpa. Alle 11 ci caliamo nelle viscere della terra e circa 2 ore dopo siamo già giunti sopra “sala banana”. Lì Pierga e Gianki partono per disarmare la corda posta l’altra volta: attaccheremo il nuovo ramo partendo dalla via del fondo vecchio. Con l’occasione visito la sala trovata due uscite prima e l’annesso “ramo delle meraviglie”. Poi tutti assieme si parte alla volta del ramo nuovo.

Le meraviglie

Prima però rapido spuntino per Pierga e Gianki in “sala Brena”……indovinate il perchè di questo nome….ah ah ah che concerto!

Pozzo delle Brene

Pierga e Matteo fanno il rilievo, Gianki e Sid armano il famoso P25 e io? Niente! Controllo che tutto fili liscio!! Dopo momenti che parevano interminabili finalmente si arma il nuovo pozzo… impressionante, dopo le strettoie del meandro che vi si immette, questo spettacolo di pozzo lascia senza fiato. Mi godo un mondo a illuminarlo con i potenti mezzi del GSM…..
sceso il pozzo ci accorgiamo di essere di fronte a qualcosa di veramente nuovo, gallerie fossili interminabili (“ramo Tasmania”) larghe e altissime, diramazioni ovunque, pozzi stimati tra i 30 e 70 metri, centinaia di metri da rilevare, meravigliose concrezioni, ambienti a dir poco spettacolari, visioni fantasmagoriche, cose da altro mondo, siamo sulla strada giusta…..
una voce mi chiama da lontano… è Matteo:”… Enri, Enri… su dai… sveglia ti sei addormentato! Stavi sognando”? Purtroppo si, l’ambiente appena scoperto altro non era che uno di quelli che si attraversavano prendendo la strada del “fondo vecchio” raggiunto da un punto diverso. Forte è la delusione e il rammarico per aver “sprecato” un’uscita particolarmente asciutta (chi ha frequentato il Corno sa che di acqua se ne trova a josa) senza andare ad armare il “p100” sul fondo nuovo.

Finestra su Sala Corno Beach

Pazienza, disarmiamo tutto il lavoro fatto in giornata e verso le 18 partiamo per la risalita. Ritorniamo in superficie che non sono ancora le 23. Ci cambiamo e andiamo a rifocillarci in un locale ad Asiago: birra, panini preconfezionati e musica goa…..

That’s all for now……to be continued


Enri S.

Foto di gruppo

Nuove Esplorazioni al Corno

Sabato scorso Pierga, Giancarlo del Trevisiol e io siamo andati a fare un giro nel nostro amato abisso e … ma facciamo un passo indietro!
Ci troviamo al parcheggio di Caltrano alle 8 “circa” e già lì ci sono le prime defezioni: Ciacola e Albertino si tirano indietro…..rimaniamo in 3…”pochi ma boni” dice il proverbio. Così senza perderci d’animo partiamo alla volta di Asiago per ritirare i permessi per le macchine. Solo che non si capisce, non ci sono i permessi e ci rimbalzano da un ufficio all’altro senza peraltro ottenere alcunchè… ma è quando il gioco si fa duro che i duri iniziano a giocare e così non ci perdiamo d’animo (io a dire il vero un po’ si) e ci prepariamo psicologicamente alla lunga marcia a piedi verso il Corno.
A mezzogiorno siamo finalmente pronti ad entrare e in circa 3 ore giungiamo al solito posto in cui facciamo pausa, appena prima del pozzo “xera ora” (se non mi sbaglio). Appena il tempo di un panino e poi si riparte per ispezionare un piccolo meandro posto sopra l’attacco del pozzo. Pochi metri, tante besteme e alla fine nulla di buono… il meandro finisce in fessure impercorribili.
Così decidiamo… decidono di ispezionare alcune finestre viste durante la discesa all’altezza del penultimo pozzo. Lì altro piccolo meandro bestema, a questo punto ho gli stinchi pieni di lividi e dolori a tutte le articolazioni, ma percorrendolo si sente nettamente una corrente d’aria. Il meandro è corto, occhio e croce saranno meno di una decina di metri, anche la metà forse, ma si affaccia su un’altra sala a circa 10/15 metri d’altezza… la sala è nuova, vergine e sul fondo sembra ci sia una galleria…. basta sognare, rimaniamo con i piedi per terra!
Prendiamo la via dell’uscita, pausa ristorativa nella “Sala delle Minestre” e alle 22 circa siamo fuori! Ragazzi, in circa 4 ore ce l’ho fatta ad uscire!!! Nella mia prima esperienza al corno, se non ricordo male, ho impiegato 10-11 ore!!!
Un successo insomma, ora basta organizzare un’altra spedizione per vedere dove porta questo pozzo/galleria… qualche volontario?
Eh eh eh, dimenticavo… tornando alle macchine, sempre per la solita scorciatoia, ci troviamo ad attraversare una mandria di mucche inferocite pronte ad attaccarci ma io non esito a difendere, facendo scudo col mio corpo, i miei compagni di spedizione dalle belve muggenti… o forse gli altri mi hanno difeso… ah ah ah ah… Pauraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!

Recuperata l’auto finiamo a mangiare una bruschetta e bere una birra nel unico locale aperto… ‘ndemo casa che so stufo!

Enri S.