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IL CHECHETO E LA PENDOLA DI FORMAGGIO

Che caldo vento usciva del Checheto sabato (26/02/2011) pomeriggio.
Non era poi una giornata tanto fredda, la pressione dell’aria non la posso conoscere e quindi come strumento di misura ho utilizzato il termometro a pelle.
Il fatto è che l’aria era umida e calda e mentre strisciavamo nel cunicolo iniziale ci spettinava e ci sbeffegiava il viso, come tutte quelle grotte che…… ti prendono per il culo!
Dopo i 5-6 metri di cunicolo stile tana di un tasso , ci troviamo di fronte al primo salto di una decina di metri. Io armo un fix e Miguel l’altro, giù la corda , controllo degli attrezzi, toccata di balle e via.
Arriviamo alla base del pozzo o sommità della frana e di li parte il toboga.
Mettiamo giù la corda e ci lasciamo ingoiare da questa specie di ano liscio e fangoso.
In un attimo siamo giù.
Qui, sotto il toboga, alla fine o a metà degli anni ’90 l’esplorazione era terminata con un fuggi fuggi generale mentre il soffitto crollava e veniva ingoiato dal pozzo di 25 metri sotto. Tanta fortuna e grazie a Dio nessun incidente , ma da allora il pozzo da 25 non era mai stato sceso. Siamo tornati altre volte a vedere, ma ci siamo sempre fermati qui. Ora abbiamo una corda da 40 m e la voglia di vedere cosa c’è la sotto.
Controlliamo la situazione sembra tutto stabile e immobile.
“Ops no!”
“Questo sassone si muove, meglio non toccarlo, lo guardiamo solo allora”
Tastiamo , verifichiamo ogni angolo, sembra tutto stabile se non si tocca e così come due libellule, come due farfalline leggere leggere scendiamo.
Il tiro è verticale, con un fusoide parallelo che mette un po’ in confusione con alcune finestre che comunicano.
Guardiamo in su e una lama, proprio sotto la partenza , quasi come una pendola di formaggio anzi no come una spada di Damocle , se ne sta ferma e immobile. Toccatina di balle e cominciamo a perlustrare il meandro alto e largo quasi un metro.
Da una parte termina su una parete liscia e verticale, che ci sia una porta segreta? Guardiamo se ci sono pulsanti, maniglie, lampade magiche, Abra cadabra ma nulla si muove.
Tornando verso la corda un paio di buchetti che scendono, uno ha anche un fix , ma non abbimao più placchette e quindi lo lasciamo perdere.
Dall’altra parte il meandro va avanti qualche metro in più, stretto e alto fino ad arrivare ad una curva a gomito dove si stringe. Qui Miguel si smaterializza stile Star Trek e passa dall’altra parte, lo lascio destreggiarsi in su e in giù, sento la sua voce è sempre li a qualche metro da me.
Il meandro continua, facciamo silenzio e sentiamo una leggera corrente d’aria.
Se dobbiamo seguire la teoria dell’aria è qui la prosecuzione , se dobbiamo seguire la teoria che ci ha insegnato Gel è dall’altra parte che dobbiamo scavare. Il dubbio è atroce ma siccome non abbiamo nulla per scavare il problema non si pone….per ora.
Risaliamo piano piano il camino da 25, guardo la pendola di formaggio e non capisco come possa stare ferma immobile; come una libellula ci passo accanto , appoggio le mie zampette come una farfalla e sono fuori anzi siamo fuori.
Mentre aspetto Miguel che disarma sento un movimento di sassi, e poi un altro e un altro ancora. Mi allungo con la testa e capisco che è il battito d’ali di un pipistrello che è venuto a trovarci.
Ci infiliamo come un clistere su per il toboga in salita e poi su per l’ultimo saltino.
Veniamo letteralmente sputati fuori dal buco dalla forte corrente d’aria e alle sette e mezzo di sera siamo alle macchine con una temperatura di -1°C.
E mentre i Chechi vanno tutti a riposare ce ne torniamo a casa felici e contenti.
ciao
matteo

NEIL E IL QUADRICHECO

Sabato 26 Febbraio 2011

Sabato pomeriggio esattamente il 26 Febbraio 2011.
Ritrovo al solito posto a Monte di Malo Dalla Nela ore 13.00.
Sono in ritardo, ho mangiato una pastasciutta al volo e per secondo solo del pane, ma per fortuna le ceste con il materiale sono già in macchina preparate con tutto ( ma il dubbio che manchi qualcosa c’è sempre!!), insomma sempre di corsa e guai fiatare.
Neil Young a manetta e via su per i tornanti del Monte Rosso.
Sono tutti a mangiare a quest’ora infatti non incrocio nessuno e intanto il canadese canta like a hurricane.
Arrivo Dalla Nela e trovo il Pierga con il suo bolide già in moto. Anche lui deve andare di fretta
perchè stasera ha il compleanno del nipotino.
Veloce rubo 5 minuti per un caffè digestivo e poi via.
“Ma siamo solo noi?”
Pare proprio di si. Gli altri ci raggiungono direttamente sul posto.
Riaccendo Neil con la sua Hey hey, my my e di nuovo via su per la Valle della Lora.
Quasi apro i finestrini dal caldo che fa.
Arriviamo nella zona dei Chechi. A qualche centinaio di metri dal Buso del Checo, a qualche decina di metri dal Checheto, vicino al Tricheco .
L’obiettivo del pomeriggio è forzaree e scendere il Quadricheco. L’anno scorso con Paolo, quando abbiamo aperto il Tricheco, lo avevamo visto il quadricheco e avevamo provato a infilarci dentro.
Ma la mia trippa e quella di Paolo non ci hanno permesso l’esplorazione e tutto finì li.
Hey hey my my .
Oggi siamo armati fino a i denti, manca solo Levarino che haimè l’ho scordato in magazzino.
Il buco è vecchio, scoperto e allargato qualche anno fa,
ma sembra impossibile che qualcuno sia già sceso di lì.
Aria ne sentiamo e il bel muschio verde fa be sperare
Il profondimetro segna una decina di metri e la mente
ne sogna altri centinaia.
E’ da un anno che ne sogna altri cento e sogna anche la Poscola.
Cominciamo così a darci dentro ….. uno, due , tre, quattro,
bum …..mi ricordavo qualcosa di più largo, ma si vede che
la memoria comincia a fare cheo. Dall’alto sembra un
meandro di circa 30 cm, ma forse si passa.
Dopo circa un’oretta l’operazione sembra essere
conclusa….si passa.
Arriva nel frattempo anche Paolo che con il suo anemometro
alla nicotina conferma che il buso tira e tira bene.

Armo sull’albero e poi giù.
Fuori il blu e into the black dice il vecchio Neil.
Passaggio H7 e poi dopo un paio di metri siamo sul larghetto.
Le pareti sono tutte levigate e formazioni a lame ne abbelliscono i contorni. il pozzo va ancora e in arrampicata si può scendere. Con quattro occhi cerchiamo la prosecuzione ma è solo roccia.
Infondo un meandrino stretto stretto parte e l’aria pare venire da li.
Ma è troppo stretto! Manca il vuoto.
La salettina vicino con camino chiude inesorabile i nostri sogni di gloria e con cordella alla mano, bussola e clinometro cominciamo a rilevare.

 

 

Su un blocchetto di carta disegniamo i contorni e i numeri del Buso del
Quadricheco con circa 17 metri di sviluppo e una decina di profondità.
My my hey hey.
Usciamo che sono le quattro del pomeriggio circa e arriva anche Miguel.
Salutiamo il Pierga e io e Miguel ci dirigiamo al Checheto con Paolo che
fa da battipista..
Questo si che xe un buso che tira. Una corrente d’aria calda ci investe,
le foglie si muovono e l’umidità dell’aria che bagna le foglie secche sul
pavimento.
Supervisione tecnica di Paolo, controllo degli attrezzi un saluto a Paolo
che torna giù e poi dentro.
Ma questa è un’altra storia.
ciao

matteo

Uscita con gli Scout‏

Uscita con gli Scout‏

Sabato scorso abbiamo accompagnato la comunità capi degli scout di Vicenza 9 al Buso della Rana.
Come accompagnatori eravamo io, Ester, Paolo, Sonia e Lucio mentre loro erano in 11 anziché i 18 previsti.
Ci siamo incontrati sotto il campa del Duomo di Malo alle 15.30 e poi risaliti i tornanti abbiamo incontrato gli altri al capitello dei Marchiori.
Piccola presentazione di rito, scherzi e battute sul mondo scout e poi alle 16.30 circa siamo entrati.
Soliti problemi di regolazione della fiammella, quattro acche sul gruppo speo e il Buso dea Rana e poi dentro trasportati da un vento gelido e potente che ci ha sistemato i reumatismi.
Solito momento di panico per attraversare il sifone, le cape delle coccinelle con un pizzico di paura, i capi del branco forti e baldanzosi.
Avanti quindi all’interno del Buso lungo il ramo principale ci siamo fermati un po’ qua e un po’ a cercare di dare qualche informazione sulla speleologia , ma superato il trivio l’argomento più importante rimaneva l’acqua all’interno degli stivali.
Inutile spiegargli che tanto dopo il piede si scalda e così ogni 20 metri qualcuno a togliersi gli stivali.
Momento di riposo e meditazione al Camerone dei massi e poi avanti.
Scherzi e battute ci hanno accompagnato per il ramo delle stalattiti e al bivio per il Trevisiol abbiamo incontrato Piega, Alberto e Riccardo che rientravano dal loro giro.
Scambio di parole e un’occhiata all’orologio ci dice che sono già le 18.00.
Andiamo ancora avanti e arrivati a Sala della Lavinia sentiamo i fiatoni e qualcuno già si lamenta.
Piccolo scambio di pareri e poi si decide di proseguire.
Facciamo appena 50 metri e a Sala delle Vigne chiediamo se vogliono tornare indietro o proseguire.
La comunità capi è messa alle strette, devono decidere, hanno anche l’alternativa di dividersi in due gruppi. Ma niente li può fermare e così continuiamo tutti insieme l’escursione.
Arriviamo così affaticati e stanchi all’Androne Terminale.
Si spengono le luci, si mostra il buio, con i suoi silenzi e i suoi odori. Ci si divide le poche bottigliette di liquidi e poi via verso l’uscita.
Ritorniamo sui nostri passi lasciando stare per questa volta le gelide marmitte e quando arriviamo al laghetto un vento gelido ci soffia in faccia e ci fa accelerare il passo.
Alle 21.00 circa siamo tutti fuori dalla grotta.
Divertente uscita didattica. Speriamo di aver lasciato qualcosa.
Ciao

matteo