Archivi categoria: Monte di Malo

TOLOMEO E COPERNICO AL BUSO DELLA RANA

E’ sabato 02 Aprile di pomeriggio, di un caldo pomeriggio di Aprile quando Tolomeo e Copernico si ritrovano alle 13.30 per andare a scavare in Zona Peep al Buso della Rana.
Tolomeo e Copernico sono convintissimi che oggi passeranno aldilà della frana, conoscono le teorie dell’aria, sanno che l’aria che tira è tanta e nessuno oggi li può fermare. Due teorie, un unico scopo ….passare la mitica frana.
Tolomeo ha con sé anche la macchina fotografica per immortalare il momento storico del passaggio nella sala che sicuramente c’è aldilà della frana. Copernico ha il suo anemometro di fiducia e la fiamma di acetilene per accendersi le sigarette
Tolomeo ha delle idee diverse su come gira il mondo rispetto a Copernico, ma quest’ultimo vuole spiegargli qualcosa in più, vuole fargli entrare nella zucca che dove c’è l’aria bisogna scavare e al diavolo la scienza e le dimostrazioni matematiche.
Lungo il percorso Tolomeo e Copernico si alternano alla guida, il led da fastidio a Copernico, Tolomeo sbaglia strada, ogni tanto si fermano a riposare come vecchietti a disquisire del moto dei corpi e del movimento dei fluidi.
Arrivati a Sala Ghellini, Tolomeo e Copernico esternano le loro teorie sull’esistenza di due grotte, sul percorso del fiume del Ramo Nero, sull’esistenza di gallerie sotterranee dove passa l’acqua.
L’anemometro di Copernico dimostra la teoria delle due grotte, ma Tolomeo, si sforza invano di capire dove esce l’aria della seconda grotta , come può essere se la materia non si crea e non si distrugge. E più ci pensa e più non capisce.
Proseguono il loro cammino finché arrivano in zona Peep. Tolomeo tenta di sbagliare strada, ma Copernico lo corregge e così arrivano alla galleria della seconda frana della zona Peep.
Copernico già ipotizza la creazione di un campo esplorativo, Tolomeo sente i brividi di freddo dal vento che tira e iniziano a scavare.
Muovono i sassi con il levarino.E’ tutta una frana e l’aria si infila lo stesso dentro.
Tolomeo si ricordava di una lama da rompere, Copernico scava e trova ancora frana.
Copernico dice che qui è impossibile passare e tutte e due le teorie non sono dimostrabili.
Dopo mezz’ora i due scienziati abbandonano l’impresa e passano sulla prima frana della zona Peep..
Copernico dice:” Quest’aria da qualche parte dovrà pure andare”.
Tolomeo:” Sono anni che te lo dico che aldilà la galleria continua”.
Copernico :” Mi fumo una cicca e vediamo dove va l’aria”
Tolomeo :” E’ già la decima cicca che ti fumi, non vedi che l’aria va dentro la frana? Devo dimostrartelo?”
Copernico :” Ma come fa l’aria a passare in mezzo a sassi e fango? E’ un tappo!”
Tolomeo :” La mia teoria è che la galleria continua, se scaviamo in mezzo prima o poi rompiamo il diaframma e passiamo. La mia teoria è che l’aria ci prende per il culo. Scaviamo e basta”.
Copernico:” Va bene scaviamo, ma io mi concentro dove i sassi sono asciutti che vuol dire che l’aria gli asciuga. Tu fa quello che vuoi basta che non mi crolli la frana addosso”.
E cosi i due si mettono a scavare , Tolomeo dritto togliendo fango e sassi, e poi sassi e fango. Copernico invece si mette da una parte e segue i sassi asciugati dall’aria.
Dopo una mezz’ora si fermano, sono entrati circa mezzo metro ciascuno nella frana.
Copernico si accende la sigaretta e controlla dove va l’aria.
Tolomeo indietreggia e non capisce perché è così difficile questa teoria da dimostrare.
Nel mentre sono li che fanno filosofia sulla frana, il primo blocco di fango e sassi si stacca dalla volta e poi un altro e poi un altro ancora.
Copernico dice:” Cos’è sta roba?”
Tolomeo:” Sai ho letto qualcosa del genere in un libro di un certo Isacco Newton. Lui parla della gravità che fa cadere le mele. Penso che si possa applicare lo stesso principio anche al fango.”
Copernico :” An si ho visto qualcosa del genere anche su Sky. Adesso ricordo”.
Tolomeo e Copernico si incazzano un po’ con ‘sto Newton, perché sta rovinando le loro teorie sul movimento dell’aria e così escono dalla frana mentre il soffitto un po’ alla volta viene giù tutto.
Tornando qualche metro indietro sentono però che l’aria è aumentata, si guardano in su e vedono una fessura che va verso l’alto. Copernico si accende un’altra sigaretta e dimostra che l’aria si infila su per di là.
Copernico allora dice:” Se l’aria si divide in questo punto vuol dire che qui trova un passaggio più facile per andare nello stesso posto dell’aria che attraversa la frana”.
Tolomeo:” Bravo Copernico, la tua teoria mi sembra proprio giusta , ma come facciamo a dimostrarla?”
Copernico:” Semplice Tolomeo, spacchiamo in su e se la teoria di Newton è valida anche per i sassi questi vengono giù e non facciamo neanche fatica”.
E così i nostri si mettono a scavare in su e dopo una decina di manzi hanno risalito quasi un metro.
Sopra vedono un camino stretto, che sale per altri 4-5 metri e tutta l’aria va su di li.
Tolomeo si prende un levarino sul muso, mentre Copernico non sopporta la polvere che gli entra negli occhi mentre fora la roccia, ma lo stesso continuano finché hanno materiale.
Sono le otto di sera quando i due chiudono il cantiere.
Tolomeo dice:” Alla fine scaviamo sempre dove tira l’aria.”
Copernico :” Vedrai che questa è la strada giusta. Seguiamo l’aria e by-passiamo la frana. E vaffanculo Newton e il fango e sassi che quasi ci rimaniamo secchi sotto!.”
Alle 21.30 di sabato i due sono fuori dal Buso della Rana e continuano a parlare delle teorie sul movimento dell’aria. La dimostrazione secondo loro due rimane in quella fessura da risalire.

IL CHECHETO E LA PENDOLA DI FORMAGGIO

Che caldo vento usciva del Checheto sabato (26/02/2011) pomeriggio.
Non era poi una giornata tanto fredda, la pressione dell’aria non la posso conoscere e quindi come strumento di misura ho utilizzato il termometro a pelle.
Il fatto è che l’aria era umida e calda e mentre strisciavamo nel cunicolo iniziale ci spettinava e ci sbeffegiava il viso, come tutte quelle grotte che…… ti prendono per il culo!
Dopo i 5-6 metri di cunicolo stile tana di un tasso , ci troviamo di fronte al primo salto di una decina di metri. Io armo un fix e Miguel l’altro, giù la corda , controllo degli attrezzi, toccata di balle e via.
Arriviamo alla base del pozzo o sommità della frana e di li parte il toboga.
Mettiamo giù la corda e ci lasciamo ingoiare da questa specie di ano liscio e fangoso.
In un attimo siamo giù.
Qui, sotto il toboga, alla fine o a metà degli anni ’90 l’esplorazione era terminata con un fuggi fuggi generale mentre il soffitto crollava e veniva ingoiato dal pozzo di 25 metri sotto. Tanta fortuna e grazie a Dio nessun incidente , ma da allora il pozzo da 25 non era mai stato sceso. Siamo tornati altre volte a vedere, ma ci siamo sempre fermati qui. Ora abbiamo una corda da 40 m e la voglia di vedere cosa c’è la sotto.
Controlliamo la situazione sembra tutto stabile e immobile.
“Ops no!”
“Questo sassone si muove, meglio non toccarlo, lo guardiamo solo allora”
Tastiamo , verifichiamo ogni angolo, sembra tutto stabile se non si tocca e così come due libellule, come due farfalline leggere leggere scendiamo.
Il tiro è verticale, con un fusoide parallelo che mette un po’ in confusione con alcune finestre che comunicano.
Guardiamo in su e una lama, proprio sotto la partenza , quasi come una pendola di formaggio anzi no come una spada di Damocle , se ne sta ferma e immobile. Toccatina di balle e cominciamo a perlustrare il meandro alto e largo quasi un metro.
Da una parte termina su una parete liscia e verticale, che ci sia una porta segreta? Guardiamo se ci sono pulsanti, maniglie, lampade magiche, Abra cadabra ma nulla si muove.
Tornando verso la corda un paio di buchetti che scendono, uno ha anche un fix , ma non abbimao più placchette e quindi lo lasciamo perdere.
Dall’altra parte il meandro va avanti qualche metro in più, stretto e alto fino ad arrivare ad una curva a gomito dove si stringe. Qui Miguel si smaterializza stile Star Trek e passa dall’altra parte, lo lascio destreggiarsi in su e in giù, sento la sua voce è sempre li a qualche metro da me.
Il meandro continua, facciamo silenzio e sentiamo una leggera corrente d’aria.
Se dobbiamo seguire la teoria dell’aria è qui la prosecuzione , se dobbiamo seguire la teoria che ci ha insegnato Gel è dall’altra parte che dobbiamo scavare. Il dubbio è atroce ma siccome non abbiamo nulla per scavare il problema non si pone….per ora.
Risaliamo piano piano il camino da 25, guardo la pendola di formaggio e non capisco come possa stare ferma immobile; come una libellula ci passo accanto , appoggio le mie zampette come una farfalla e sono fuori anzi siamo fuori.
Mentre aspetto Miguel che disarma sento un movimento di sassi, e poi un altro e un altro ancora. Mi allungo con la testa e capisco che è il battito d’ali di un pipistrello che è venuto a trovarci.
Ci infiliamo come un clistere su per il toboga in salita e poi su per l’ultimo saltino.
Veniamo letteralmente sputati fuori dal buco dalla forte corrente d’aria e alle sette e mezzo di sera siamo alle macchine con una temperatura di -1°C.
E mentre i Chechi vanno tutti a riposare ce ne torniamo a casa felici e contenti.
ciao
matteo

NEIL E IL QUADRICHECO

Sabato 26 Febbraio 2011

Sabato pomeriggio esattamente il 26 Febbraio 2011.
Ritrovo al solito posto a Monte di Malo Dalla Nela ore 13.00.
Sono in ritardo, ho mangiato una pastasciutta al volo e per secondo solo del pane, ma per fortuna le ceste con il materiale sono già in macchina preparate con tutto ( ma il dubbio che manchi qualcosa c’è sempre!!), insomma sempre di corsa e guai fiatare.
Neil Young a manetta e via su per i tornanti del Monte Rosso.
Sono tutti a mangiare a quest’ora infatti non incrocio nessuno e intanto il canadese canta like a hurricane.
Arrivo Dalla Nela e trovo il Pierga con il suo bolide già in moto. Anche lui deve andare di fretta
perchè stasera ha il compleanno del nipotino.
Veloce rubo 5 minuti per un caffè digestivo e poi via.
“Ma siamo solo noi?”
Pare proprio di si. Gli altri ci raggiungono direttamente sul posto.
Riaccendo Neil con la sua Hey hey, my my e di nuovo via su per la Valle della Lora.
Quasi apro i finestrini dal caldo che fa.
Arriviamo nella zona dei Chechi. A qualche centinaio di metri dal Buso del Checo, a qualche decina di metri dal Checheto, vicino al Tricheco .
L’obiettivo del pomeriggio è forzaree e scendere il Quadricheco. L’anno scorso con Paolo, quando abbiamo aperto il Tricheco, lo avevamo visto il quadricheco e avevamo provato a infilarci dentro.
Ma la mia trippa e quella di Paolo non ci hanno permesso l’esplorazione e tutto finì li.
Hey hey my my .
Oggi siamo armati fino a i denti, manca solo Levarino che haimè l’ho scordato in magazzino.
Il buco è vecchio, scoperto e allargato qualche anno fa,
ma sembra impossibile che qualcuno sia già sceso di lì.
Aria ne sentiamo e il bel muschio verde fa be sperare
Il profondimetro segna una decina di metri e la mente
ne sogna altri centinaia.
E’ da un anno che ne sogna altri cento e sogna anche la Poscola.
Cominciamo così a darci dentro ….. uno, due , tre, quattro,
bum …..mi ricordavo qualcosa di più largo, ma si vede che
la memoria comincia a fare cheo. Dall’alto sembra un
meandro di circa 30 cm, ma forse si passa.
Dopo circa un’oretta l’operazione sembra essere
conclusa….si passa.
Arriva nel frattempo anche Paolo che con il suo anemometro
alla nicotina conferma che il buso tira e tira bene.

Armo sull’albero e poi giù.
Fuori il blu e into the black dice il vecchio Neil.
Passaggio H7 e poi dopo un paio di metri siamo sul larghetto.
Le pareti sono tutte levigate e formazioni a lame ne abbelliscono i contorni. il pozzo va ancora e in arrampicata si può scendere. Con quattro occhi cerchiamo la prosecuzione ma è solo roccia.
Infondo un meandrino stretto stretto parte e l’aria pare venire da li.
Ma è troppo stretto! Manca il vuoto.
La salettina vicino con camino chiude inesorabile i nostri sogni di gloria e con cordella alla mano, bussola e clinometro cominciamo a rilevare.

 

 

Su un blocchetto di carta disegniamo i contorni e i numeri del Buso del
Quadricheco con circa 17 metri di sviluppo e una decina di profondità.
My my hey hey.
Usciamo che sono le quattro del pomeriggio circa e arriva anche Miguel.
Salutiamo il Pierga e io e Miguel ci dirigiamo al Checheto con Paolo che
fa da battipista..
Questo si che xe un buso che tira. Una corrente d’aria calda ci investe,
le foglie si muovono e l’umidità dell’aria che bagna le foglie secche sul
pavimento.
Supervisione tecnica di Paolo, controllo degli attrezzi un saluto a Paolo
che torna giù e poi dentro.
Ma questa è un’altra storia.
ciao

matteo