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Abisso del Corno – Il Bivacco Ayeye Brazo

Nome? Aye..
cosa dice? Ayeye..
Ma che razza di nome è Ayeye?.. e un cognome ce l’avrà pure un cognome.. o no?
Brazo..
Ayeye Brazo????

Ecco fatto .. il bivacco Ayeye Brazo ( battezzato in onore del mitico episodio  di Aldo Giovanni  e Giacomo ( ognuno ha la cultura che si merita)) è stato quasi terminato nell uscita di sabato al Corno del campo bianco. Siamo entrati alla mattina verso le 10 (con non pochi interrogativi su come sarebbe stato il ritorno da parte del sottoscritto dopo diverso tempo di  fannullagine accidiosa) .
Il Pierga  e Miguel si sono fiondati giù sistemando qualche armo  e rilevando, per recuperare alcuni sacchi di materiale da Sala delle bimbe ( -700 circa), mentre io, il Sid e Costa  avevamo il compito di installare il bivacco.
La grotta si presenta abbastanza asciutta e con moderata ventilazione.. il massimo .
Arrivati  alla base del pozzo Corno de bèco( -500 circa), ritroviamo la spianata dove allestire il bivacco.. tutti ce la ricordavamo più grande, ma visto che è l’unico posto accettabile fuori dall’ aria e asciutto, ci si adatta.
Cosi con paletti da tenda ancorati con fango e sassi e coperti con del leggero nylon da pittura , fissato con del nastro americano e fil de ferro, allestiamo il meglio che si può fare per creare un po’ di confort.
Con dell’altro telo, realizziamo un piccolo riparo fuori dalla tenda a mò di sala da pranzo.
Attualmente lo spazio interno è per 3 persone, resta da finire il pavimento, dove spianando con un levarino , si può recuperare un altro posto. Il tutto risulta  accogliente e abitabile( certo che con una mano di qualche dolce donzella .. un vaso di fiori, un soprammobile, un profumo per ambienti.. sarebbe un’altra cosa)
Nel pomeriggio ci raggiungono il Pierga e miguel con i materiali che serviranno per l’esplorazioni di queste zone ,che da quel che si è intravisto, potrebbero essere veramente importanti.
Un the di rito e si riparte per l’esterno.
Pierga e Miguel partono come razzi , mentre Sid vigila sui due vecchietti di cui uno avezzo a varie femate “ossigenatorie”. Durante una di questa Sid arrampica sulla finestra dell’attivo prima del pozzo Persego seco e si inoltra per un meandro per 50 metri fino ad una sala con camino e finestra in alto.
Usciamo (i vecchietti) verso le 11 un paio di ore dopo gli altri, rallentati da un forte dolore alla caviglia per una botta presa giù al bivacco (Paolo) e dolori post operazione alla spalla(Costa).. una pasta al 3 fontane, (con un barattolo di birra in 5) una birra a Cesuna e..buonanotte Corno.
Paolo

Abisso del Corno – I giorni della merla

Nei giorni della Merla, come da programma siamo andati all’Abisso del Corno di Campobianco.
Ritrovo 16.30 di venerdì pomeriggio a Caltrano, siamo io e Sid, Simone Valmorbida del Gruppo Grotte Schio e Matteo Rivadossi del Gruppo Grotte Brescia.
Partenza per l’Altipiano con sosta al bar dalla “mora” a Cesuna, dove non ci fermavamo da qualche tempo… E come nella nota canzone di Paoli, eravamo come quattro amici al bar che tra un panino, una birra ed un caffè si parlava di prospettive esplorative e dettagli sul da farsi.
In auto arriviamo fino al tornante di Basasenocio. Da lì, grazie alla neve abbastanza dura in due ore siamo al bivacco Tre Fontane sotto ad un fitto nevischio.
 
Il bivacco Tre Fontane
Stufa, legna, parabola a gas e così cerchiamo di rendere un po’ più mite il rifugio visto che risulta più freddo del solito: c’è il ghiaccio che fa luccicare i muri della stanza di sopra ed anche i vetri da dentro. (….)
Consumiamo una buona e fumante pastasciutta, birra gelata, caffé bollente, the caldo ed una lussuriosa Anima Nera. Fuori sembra deciso a non smettere di nevicare nonostante le nuvole sembrino “alte”. Infatti la luna riesce rischiarare lo stesso la notte bianca di questo meraviglioso posto disperso a due passi da casa.
Poi tutti a nanna, e speriamo che domani sia blu!
Sveglia alle sette. Ha smesso di nevicare, calma apparente, poi raffiche ghiacciate, nuvole veloci, ma lo sfondo è proprio blu! Bene!
Prepariamo armi e bagagli e prendiamo in direzione dell’Abisso calpestando i quasi dieci centimetri di neve polverosa caduta.
La marcia è più veloce del previsto: infatti riusciamo a “tagliare” in diagonale in direzione della bandiera dei pirati che sventola vicino all’ingresso.
 
Terra in vista
 L’isola del tesoro
Il tesoro
Troviamo anche una galleria militare proprio sotto al buso. Risulterà utilissima all’uscita per aspettarci riparati dal vento.
 Alle 10.45 schizziamo velocemente alla base del pozzo d’entrata per riscaldarci un po’ e “recuperare” un paio di piedi congelati nella gomma, conati di vomito e dita delle mani “indiavolate”.
Le condizioni in grotta sono perfette. Sotto alla diaclasi facciamo già una pausa per mangiare qualcosa: la colazione forse non è stata poi così abbondante.
Inizia la lenta discesa. La solita routine: pozzo, meandro, strettoia, pozzo, disarrampicata, meandro… Ma ecco. Ad un certo punto che a scuotere il nostro rituale e annoiato cammino arriva l’aria violenta che troviamo nel basso passaggio che porta al meandro Grande Bee di menocinquecento. Oggi è più cattiva del solito ed inoltre sembra sicuramente un paio di gradi più bassa del resto della grotta: in questa zona che va da sopra il bivacco a sopra il p58 ci sarà sicuramente qualche sorpresa da scoprire. Qualcuno la chiama anche aria da Canin.
P58, p50, p78 e arriviamo al fondo della Sala delle Bambine di menosettecento. Caffettino caldo. Recuperiamo tutto il materiale e ci avventuriamo giù per la diaclasi che romba (in verità meno del solito, però mi piace ricordare la voce che aveva la prima volta che l’abbiamo scesa).
Sfioriamo quasi l’incidente causa un sacco di venti chili che fionda giù beccando di striscio Sid in faccia e facendomi cagare addosso visto che sono venti metri sotto… Questa volta la  “burba” quarantenne cha va a pisciare e si dimentica di passare l’asola del portasacco nell’imbrago deve proprio pagare un pozzo di birra!
Comunque tutto è bene quel che finisce bene.
Riusciamo a trovare un passaggio in frana e passiamo sotto senza bagnarci.
Percorriamo tra alti e bassi, tutta la galleria esplorata nella scorsa punta ed arriviamo in testa al magnifico pozzo che hanno trovato in nostri predecessori. 
Fine galleria
 
Partenza del pozzo finale
C’è parecchia aria. Scivolo, china detritica, verticale da ventotto e siamo alla base: spettacolare! Base quasi rettangolare da 45×25 e alta 42 nel punto più basso.
Imbastiamo un risalita un po’ instabile di circa 25 metri nel tentativo di raggiungere una finestra che risulterà invece una rientranza con massi di crollo. Peccato!
Guardiamo un po’ in giro, anche se trovare una via in mezzo a tutto sto caos non è così facile. Torniamo indietro recuperando il materiale, rilevando e guardando tutto quello che ci sembra interessante: lo sprofondamento lungo la discesa al salone e la galleria che prosegue dall’altra parta della partenza del pozzo. Niente.
Lungo la galleria guardiamo vari sprofondamenti ed un cunicolo in alto a sx. Niente.
Il fondo
Traverso sul salone
Risalendo cascata a -800
Arrivati nella sala dove si perde l’attivo guardiamo anche nel bagnato: ecco, spostati due sassi e strisciando con la pancia nel duro umido che dopo circa cinque metri compare l’ennesima diaclasi che inghiotte tutto il rio sotto la frana. E’ abbastanza stretta ma probabilmente percorribile spostando qualche masso: si vedono circa venti metri, ma buttando il sasso lo si sente scendere col suo ingannevole sbattere a dx e a sx per forse 40-50 metri! Bene. Lasciamo sul posto del materiale per la prossima volta e portiamo il resto a menosettecento rilevando tutto. Panino, pisolino, caffettino…
Scarburando
Meditando il buio
Ore 4.00 inizia la risalita.
Con furtive pause e veloci spuntini siamo fuori che è quasi mezzogiorno di domenica.
Cazzo che freddo. Appena metti il naso fuori dai due metri di neve sciolta dall’alito caldo la tuta ed il resto degli aggeggi appesi addosso, diventa un blocco unico: con movimenti da goffi burattini fangosi scendiamo alla galleria militare. Nella notte è sceso ancora un bel po’ di neve. Comunque il cielo è sereno.

Cominciamo lentamente la discesa per il pendio non più sicuro come il giorno prima.
Ed ecco come per magia, vediamo da lontano quattro sagome che gridano e sbracciano nel venirci incontro. Sono il Capo, Il Costa, Matteo e Zio Zeb che sono venuti su a trovarci. Gioia e curiosità nei loro occhi. Tanta felicità nei nostri….Che bello essere di nuovo tutti dentro al Trefontane.
Fiumi di parole, risate, pesanti sbadigli, battute, racconti, cazzate e la solita goliardica amicizia che nasce nel semplice comune interesse per la grotta: anche questa è speleologia!
Prosecco per i veneti, Franciacorta per il lombardo ma per tutti un buon rosso: cabernet Bosco del Merlo!
Mai vino fu più azzeccato per festeggiare questo meraviglioso wek-end nei giorni più freddi dell’anno.
A breve vi darò i dati esatti con la profondità raggiunta che è rimasta invariata. 
Lillo
Il ritorno

Abisso del Corno: nuovo fronte a -880

Aggiornamenti dall’esplorazione del 5-6 gennaio 2010.
Il giorno 5 gennaio verso le ore 10.30 tre speleologi vicentini, due del GSM e uno del Trevisiol, sono entrati all’Abisso del Corno di Campo Bianco con l’intenzione di rilevare la parte mancante appena scoperta (ai primi di dicembre) della grotta e di proseguire l’esplorazione. La notevole quantità d’acqua non ha permesso di proseguire il rilievo; si è quindi deciso di portare avanti la notevole quantità di materiale lasciato in Sala delle Bimbe (circa -700) e di proseguire per quanto possibile l’esplorazione. Oltre la seconda scritta “Lillo” lasciata durante l’esplorazione precedente si prosegue risalendo per circa 4 metri la galleria di crollo caratterizzata da un solco di erosione sul fondo menadriforme. Si avanza così sulla parte alta della galleria (larga 1,5 metri con continue variazioni di altezza) perdendo poco più di 5 metri di quota. Dopo 120 metri di sviluppo, si intercetta un pozzo di circa 60 metri di profondità, al di là del quale si intravvede la prosecuzione della galleria stavolta interrotta da blocchi di crollo. Il pozzo presenta un diametro al tetto di 5 – 6 metri e mantiene questa misura per pochi metri di profondità; man mano che si scende, tende ad allargarsi sempre di più assumento dimensioni enormi, superando addirittura il Salone delle Bimbe. A circa 20 metri dalla partenza, è visibile un piccolo fusoide parallelo che sembra chiudere. Alla base del Salone ci sono numerosi blocchi di crollo di dimensioni notevoli.. Qui, l’altimetro misura 880 metri di profondità. Dopo un’ora di ricerca di eventuali passaggi in frana, si è deciso di interrompere l’esplorazione e risalire in superficie. Personalmente, sicuramente vale la pena traversare la parte alta del pozzo per cercare l’eventuale prosecuzione della galleria; inoltre occhi diversi potrebbero trovare eventuali passaggi in frana alla base del 60; infine anche uno sguardo al fusoide parallelo potrebbe portare risultati.
Un ringraziamento va a chi ci ha accompagnato a Galmarara ed a chi ci ha fatto trovare un piatto di pasta calda al bivacco da mangiare in compagnia.
GSM e GGT(a breve alcune foto)
Nota del webmaster: componenti della punta Pierga, Miguel, Gianky