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Il Complesso, il sogno e la matematica 2

Comunque sabato c’e stata la prima uscita di scavo di quest’anno a cui ha partecipato anche il Gruppo Grotte Schio.
Dopo avere ricevuto a Negrar i complimenti da quelli di Schio per aver ripreso i lavori ed avere individuato un punto “intelligente” dove scavare, li abbiamo invitati ad unirsi a noi per continuare lo scavo, ed arrivare finalmente alla giunzione.
Presenti: io, Franco, Matteo, Frigo, Marco, Ester, Sebastiano, Paolo, Jvan e Alessio. Mentre di Schio c’era: Cesare, Masetto, Simone, Fernando con figlio al seguito, Paolo (Maranello), Moreno e un altro ragazzo di cui non ricordo il nome…. Spero di non aver dimenticato nessuno.
Direi proprio un bel numero: era da quando avevamo portato dentro i materiali che non ci trovavamo così in tanti.
Ci siamo divisi in 2 zone di scavo: una in frana e l’altra per riaprire il buco dove sparisce l’acqua che si era chiuso. Abbiamo deciso di riaprirlo perchè abbiamo notato che l’acqua di piena ha  probabilmente fatto più danni non avendo più una valvola di sfogo.
Durante il giorno ci siamo alternati allo scavo, al tirare la “tanica”,  a forare, armare il cunicolo, fare il the ed il brodo ed anche sparare una montagna di cazzate.
Alla fine, dopo che gran parte del gruppo era uscita un pò alla volta, siamo riamasti in 7. Le ultime due ore di scavo sono state decisive: siamo “usciti” dalla roccia viva per ritrovarci di nuovo in frana dove la parete di roccia viva prosegue sia verso il basso che verso sinistra. Ci sono dei bei sassi neri “puliti” e c’è una forte aria che esce dai massi e questo lascia bene sperare!
Dai che il 2012 è l’anno buono!

Ciao
Lillo
L’uscita è stata interessante anche perchè è stata una occasione di confronto sui “metodi” di scavo.

Malga Fossetta: uscita fotografica

Scordatevi di arrivare all’ingresso seguendo le varie istruzioni che trovate in giro! Il problema più grosso, già da subito, è trovare la traccia del sentiero che si stacca dalla sterrata che passa a fianco della malga! Anche il buon Gianki è riuscito a sbagliare nonostante ci fosse stato chissà quante volte! Quindi, per la prima volta, farsi accompagnare!

Sala del Cratere

Dopo la discesa della fessura iniziale, senza prima aver passato quel frazionamento infelice sotto il tubo e l’ex-restringimento sul fondo, siamo arrivati al Cratere: a mio avviso il posto più bello di quanto visto in questa uscita. Inusuale sentire qui lo scroscio di una cascata, ma le numerose ore di pioggia torrenziale e grandine (povera la mia macchina!) cadute nella primissima mattina sono ancora nel pieno del loro deflusso nelle vie sotterranee dell’Altopiano e questo ci avrebbe condizionato tutto il resto dell’uscita.
Infatti, il 45 ce lo facciamo sotto un’allegra pioggerella e temiamo per le condizioni in cui potrebbe essere il Bologna, dato che anche in magra dicono che l’arrivo sulla cengia abbia sempre la sua dose di acqua, ma invece lo troviamo normale.

Su questo pozzo c’erano delle corde insidiosissime: o scendevi come un missile o si bloccavano. Raumer, è qui che hai avuto l’ispirazione per il tuo moschettone di rinvio? 😉 Quando serve … lo lasci sempre a casa!Ci cucchiamo la Galleria del Fango e siamo al Pozzo del Ponte. Ancora giù per una spaccatura da fare in libera (che ci lascia inizilmente molto perplessi nell’affrontarla, ma che poi si rivela piena di appoggi) fino a quando Gianki ritorna indietro e ci dice che non si può proseguire: il pozzo X nebulizza ed una lunga permanenza per fare foto potrebbe essere pericolosa. Dietrofront! Ma prima andiamo tutti a dare un’occhiatina, tanto per renderci conto di questa cosa nuova per noi: sembra polvere in sospensione.
Pausa pappa, foto al Pozzo del Ponte e poi risaliamo.

Pozzo del Ponte                             Pozzo Bologna

Finalmente siamo alla base del Pozzo Bologna, mio obbiettivo principale. Fortunatamente è armato doppio e posiziono due luci nella parte alta, una sulla cengia ed un paio alla base. Non devo neanche fare prove: il primo scatto è quello buono!
Alla squadra ispirava una foto nella Saletta dei Tre Rami, con il cunicolo d’accesso al Bologna che è molto caratteristico. Qui il grandangolo molto spinto ha distorto parecchio, ma esiste Photoshop! Et voilà:…

Saletta dei Tre Rami

Beh, la foto successiva è stata rocambolesca: cavalletto appeso su uno spuntone di roccia tramite un cordino in kevlar,impossibilità di guardare l’inquadratura e cengia espostissima con il terrore di far cadere sassi sui compagni in posa sotto. Il risultato è che, essendo inquadrata perfettamente sulla verticale, si fatica non poco a capire quello che c’è sotto.

La foto al Cratere, fatta durante la fase d’uscita, l’abbiamo pagata a caro prezzo con un gran freddo nell’attesa che tutti risalissero l’ultimo pozzo: bisognava farla all’andata.
Ridi, scherza e fotografa, ci abbiamo messo ben 10 ore per essere scesi solo fino a -200! 🙁
Un ringraziamento speciale a Gianki del GGT e Daniele Slaviero del GGS per averci guidato ed aiutato con le luci.
Grazie anche a Bonni ed alla Zdenka che si sono sacrificati, rinunciando a venire con noi, per restare a dare una mano ad Umberto del GGS per fare foto nella parte iniziale della grotta.
Sandro Sedran

Il PhotoTeam: Donato, Alberto, Daniele, Simo, Gianki, San

Abisso del Corno – I giorni della merla

Nei giorni della Merla, come da programma siamo andati all’Abisso del Corno di Campobianco.
Ritrovo 16.30 di venerdì pomeriggio a Caltrano, siamo io e Sid, Simone Valmorbida del Gruppo Grotte Schio e Matteo Rivadossi del Gruppo Grotte Brescia.
Partenza per l’Altipiano con sosta al bar dalla “mora” a Cesuna, dove non ci fermavamo da qualche tempo… E come nella nota canzone di Paoli, eravamo come quattro amici al bar che tra un panino, una birra ed un caffè si parlava di prospettive esplorative e dettagli sul da farsi.
In auto arriviamo fino al tornante di Basasenocio. Da lì, grazie alla neve abbastanza dura in due ore siamo al bivacco Tre Fontane sotto ad un fitto nevischio.
 
Il bivacco Tre Fontane
Stufa, legna, parabola a gas e così cerchiamo di rendere un po’ più mite il rifugio visto che risulta più freddo del solito: c’è il ghiaccio che fa luccicare i muri della stanza di sopra ed anche i vetri da dentro. (….)
Consumiamo una buona e fumante pastasciutta, birra gelata, caffé bollente, the caldo ed una lussuriosa Anima Nera. Fuori sembra deciso a non smettere di nevicare nonostante le nuvole sembrino “alte”. Infatti la luna riesce rischiarare lo stesso la notte bianca di questo meraviglioso posto disperso a due passi da casa.
Poi tutti a nanna, e speriamo che domani sia blu!
Sveglia alle sette. Ha smesso di nevicare, calma apparente, poi raffiche ghiacciate, nuvole veloci, ma lo sfondo è proprio blu! Bene!
Prepariamo armi e bagagli e prendiamo in direzione dell’Abisso calpestando i quasi dieci centimetri di neve polverosa caduta.
La marcia è più veloce del previsto: infatti riusciamo a “tagliare” in diagonale in direzione della bandiera dei pirati che sventola vicino all’ingresso.
 
Terra in vista
 L’isola del tesoro
Il tesoro
Troviamo anche una galleria militare proprio sotto al buso. Risulterà utilissima all’uscita per aspettarci riparati dal vento.
 Alle 10.45 schizziamo velocemente alla base del pozzo d’entrata per riscaldarci un po’ e “recuperare” un paio di piedi congelati nella gomma, conati di vomito e dita delle mani “indiavolate”.
Le condizioni in grotta sono perfette. Sotto alla diaclasi facciamo già una pausa per mangiare qualcosa: la colazione forse non è stata poi così abbondante.
Inizia la lenta discesa. La solita routine: pozzo, meandro, strettoia, pozzo, disarrampicata, meandro… Ma ecco. Ad un certo punto che a scuotere il nostro rituale e annoiato cammino arriva l’aria violenta che troviamo nel basso passaggio che porta al meandro Grande Bee di menocinquecento. Oggi è più cattiva del solito ed inoltre sembra sicuramente un paio di gradi più bassa del resto della grotta: in questa zona che va da sopra il bivacco a sopra il p58 ci sarà sicuramente qualche sorpresa da scoprire. Qualcuno la chiama anche aria da Canin.
P58, p50, p78 e arriviamo al fondo della Sala delle Bambine di menosettecento. Caffettino caldo. Recuperiamo tutto il materiale e ci avventuriamo giù per la diaclasi che romba (in verità meno del solito, però mi piace ricordare la voce che aveva la prima volta che l’abbiamo scesa).
Sfioriamo quasi l’incidente causa un sacco di venti chili che fionda giù beccando di striscio Sid in faccia e facendomi cagare addosso visto che sono venti metri sotto… Questa volta la  “burba” quarantenne cha va a pisciare e si dimentica di passare l’asola del portasacco nell’imbrago deve proprio pagare un pozzo di birra!
Comunque tutto è bene quel che finisce bene.
Riusciamo a trovare un passaggio in frana e passiamo sotto senza bagnarci.
Percorriamo tra alti e bassi, tutta la galleria esplorata nella scorsa punta ed arriviamo in testa al magnifico pozzo che hanno trovato in nostri predecessori. 
Fine galleria
 
Partenza del pozzo finale
C’è parecchia aria. Scivolo, china detritica, verticale da ventotto e siamo alla base: spettacolare! Base quasi rettangolare da 45×25 e alta 42 nel punto più basso.
Imbastiamo un risalita un po’ instabile di circa 25 metri nel tentativo di raggiungere una finestra che risulterà invece una rientranza con massi di crollo. Peccato!
Guardiamo un po’ in giro, anche se trovare una via in mezzo a tutto sto caos non è così facile. Torniamo indietro recuperando il materiale, rilevando e guardando tutto quello che ci sembra interessante: lo sprofondamento lungo la discesa al salone e la galleria che prosegue dall’altra parta della partenza del pozzo. Niente.
Lungo la galleria guardiamo vari sprofondamenti ed un cunicolo in alto a sx. Niente.
Il fondo
Traverso sul salone
Risalendo cascata a -800
Arrivati nella sala dove si perde l’attivo guardiamo anche nel bagnato: ecco, spostati due sassi e strisciando con la pancia nel duro umido che dopo circa cinque metri compare l’ennesima diaclasi che inghiotte tutto il rio sotto la frana. E’ abbastanza stretta ma probabilmente percorribile spostando qualche masso: si vedono circa venti metri, ma buttando il sasso lo si sente scendere col suo ingannevole sbattere a dx e a sx per forse 40-50 metri! Bene. Lasciamo sul posto del materiale per la prossima volta e portiamo il resto a menosettecento rilevando tutto. Panino, pisolino, caffettino…
Scarburando
Meditando il buio
Ore 4.00 inizia la risalita.
Con furtive pause e veloci spuntini siamo fuori che è quasi mezzogiorno di domenica.
Cazzo che freddo. Appena metti il naso fuori dai due metri di neve sciolta dall’alito caldo la tuta ed il resto degli aggeggi appesi addosso, diventa un blocco unico: con movimenti da goffi burattini fangosi scendiamo alla galleria militare. Nella notte è sceso ancora un bel po’ di neve. Comunque il cielo è sereno.

Cominciamo lentamente la discesa per il pendio non più sicuro come il giorno prima.
Ed ecco come per magia, vediamo da lontano quattro sagome che gridano e sbracciano nel venirci incontro. Sono il Capo, Il Costa, Matteo e Zio Zeb che sono venuti su a trovarci. Gioia e curiosità nei loro occhi. Tanta felicità nei nostri….Che bello essere di nuovo tutti dentro al Trefontane.
Fiumi di parole, risate, pesanti sbadigli, battute, racconti, cazzate e la solita goliardica amicizia che nasce nel semplice comune interesse per la grotta: anche questa è speleologia!
Prosecco per i veneti, Franciacorta per il lombardo ma per tutti un buon rosso: cabernet Bosco del Merlo!
Mai vino fu più azzeccato per festeggiare questo meraviglioso wek-end nei giorni più freddi dell’anno.
A breve vi darò i dati esatti con la profondità raggiunta che è rimasta invariata. 
Lillo
Il ritorno