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PEROLOCH. La grotta che non finisce mai di stupire

Causa lockdown, con le solite zone rosse o arancioni che limitano gli spostamenti, l’andare insieme in grotta è diventato ormai un miraggio per noi speleologi del GSM. Il Peroloch è ancora lì ad attenderci da almeno un mesetto e noi non vediamo l’ora di tornare a vedere se la grotta continua.

Decidiamo il giorno molto in anticipo (cosa stranissima visto che Marcello di solito fa i salti mortali per incastrare i giorni e gli orari più favorevoli per tutti) e ci troviamo al solito parco giochi ad Asiago alle 7:30 di sabato 8 maggio 2021. Siamo Io, Marce e Matteo, che grazie al suo ginocchio bionico è tornato più forte di prima. Appena scendo dalla macchina mi dice: “Andiamo a rilevare la parte nuova di grotta oggi”. Non lo avesse mai detto, mi vedo davanti una noiosissima giornata di rilievo, altro che andare in fondo al Peroloch!

In 10 minuti siamo alla Croce di Sant’Antonio dove lasciamo l’auto, soliti preparativi di vestizione e riempimento sacchi e si entra in grotta alle 8:45. La discesa scorre velocissima, ormai conosciamo i passaggi a memoria, pozzo meandro, pozzo e siamo in un’ora a -200 come se nulla fosse.

Da qui parte il rilievo di Matteo, mentre io porto avanti un paio di sacchi e Marcello fa da bersaglio al laser del DistoX. Proseguendo, inoltre, spieghiamo a Matteo i nomi che abbiamo dato ai vari ambienti della grotta, come la Sala Bianca, il meandro Spacaxenoci, Pozzo GSM95 e Pozzo Medusa. Una volta arrivati in fondo a quest’ultimo Matteo si rifiuta però di proseguire il rilievo, ha ormai più paltano che numeri sui suoi fogli, si rimanderà dunque a un’uscita successiva la parte finale di esso.

Decidiamo quindi di risalire il Ramo del Congiungimento per arrivare sotto alla Camera dei Segreti, dove la scorsa volta, in mancanza di corde, ci siamo fermati sul bordo di un P20 mai sceso.

Arrivati in cima alla risalita Marcello fa per sganciare dal mosco la corda da 50 che ci siamo portati per la discesa ma succede l’imponderabile; gli cade il sacco col trapano dentro in un lago di acqua. Vedo Marcello trattenere i peggiori anatemi verso le divinità e sincerarsi subito se Matteo, che era sotto, stia bene. Una volta recuperato il sacco Matteo ci raggiunge, il trapano è lavato da cima a fondo. Non demordiamo però, dopo la pausa pranzo, infatti, scendiamo sotto la Camera dei Segreti. Marce è costretto ad usare un pianta spit manuale, ma in poco tempo arma la partenza e scendiamo il P20. Matteo decide di aspettarci su infreddolito mentre noi esploriamo la nuova stanza dove siam capitati; c’è una volta enorme sopra le nostre teste, ma di proseguimenti nemmeno l’ombra. Propongo il nome di Sala dell’impanatura, vista la quantità di sabbia a terra e le nostre tute annacquate che se ne appiccicano. Dopo una risata e qualche foto risaliamo quindi da Matteo. Siamo un po’ delusi, ci aspettavamo che fosse l’inizio di qualche bel ramo nuovo del Peroloch!

foto 1 – La base del pozzo GSM95 con il laghetto

Ma ancora una volta non molliamo il colpo, con la scusa di far vedere a Matteo il Ramo dell’intreccio, scendiamo la risalita Jack e arriviamo sull’attuale fondo, composto da un meandro di sano paltano che ti risucchia come le sabbie mobili e che porta verso un passaggio stretto.

È proprio a questo punto che a Marce parte l’embolo del muratore impazzito, demolisce di forza il passaggio che ci bloccava, mentre io e Matteo ce la chiacchieriamo allegramente, e si butta dentro strisciando come un’anguilla sul fango primordiale.

foto 2 – lungo i meandri del Peroloch

Brividi! Subito gli chiediamo se per caso allarga…. risposta affermativa. C’è ancora un passaggio strettino ma ci si può passare. Mi faccio coraggio, mi lancio dentro pure io, e con Marce proseguiamo… subito dopo lo stretto si allarga molto, c’è un pozzettino di 3/4 metri…. e sorpresa, un altro bel laghetto/sifone! Ormai il Peroloch si è rivelato essere una serie di piccoli pozzi con molti laghetti; la parte attiva si sviluppa così fin dal Pozzo GSM95.

foto 3 – la colata del pozzo Medusa

Cerchiamo un modo per bypassare il lago dall’alto, ci riusciamo, ma arriviamo all’ennesimo passaggio stretto. Qui, col senno di poi, mentre sto scrivendo questo report, mi accorgo di essere stato così preso dall’esplorazione, da non aver usato il cervello, ne capirete a breve il motivo. Vi basti sapere che i membri del GSM mi definiscono come un cane da tenere al guinzaglio, perché se mi mollano di solito mi ritrovano a scalare in libera sui pozzi alla ricerca di finestre, o ad infilarmi in posti angusti dove nessuno riuscirebbe a tirarmi fuori. Devo dire, però, che mi vogliono bene anche per questo lato istintivo del mio carattere e lo apprezzo molto.

foto 4 – pausa pranzo nella Camera dei segreti

Torniamo al racconto però… mi faccio passare il martello da Marce, addolcisco un po’ il passaggio e mi infilo giù. Marce mi dice “Jack, non fare il mona! Sei sicuro di passarci?”, gli rispondo: “Sì sì vai tranquillo”.

Per passare passo, ma veramente a pelo, e sono senza attrezzi. Disarrampico alcuni metri e mi ritrovo su una profonda spaccatura, impraticabile anche per me, ma sento un forte rumore di acqua. Qui mi devo fermare, mi guardo in giro, mi rode non avere la macchinetta per fare qualche foto da mostrare al gruppo. Sono costretto ad avvisare gli altri a ritornarmene indietro con la coda fra le gambe. Marcello è già sulla via del ritorno, mi appresto a passare il passaggio stretto fatto in discesa ma rimango incastrato. Comincio a bestemmiare dentro di me, mi dico che sono un deficiente, che li non dovevo andarci, mi pento dei miei gesti. È così stretto che son costretto a respirare con metà polmoni, altrimenti mi incrinerei le costole. A questo punto non posso far altro che calmarmi… trovo il ritmo respiratorio giusto, avviso Marcello che sono in difficoltà e pian piano me ne tiro fuori. “Che sollievo! Me la son davvero vista brutta ‘sto giro”, dico a me stesso mentre me la rido allegramente come se niente fosse accaduto. Marce e Matteo, invece, mi “incarrettano” di rimproveri appena esco sul vecchio fondo. Descrivo loro ciò che ho visto, concordiamo tutti che la grotta continua, ma che ci sarà un sacco di lavoro da fare per andare avanti.

foto 5 – si esplorano nuovi ambienti sotto la Camera dei segreti

Siamo stanchi, bagnati e infreddoliti, sono le 17, decidiamo di prendere la strada di casa.

In meno di tre ore siamo all’uscita e non ci pare vero di uscire con ancora la luce in cielo. Una volta cambiati dobbiamo subito scendere in paese, il coprifuoco è all’orizzonte, ma ce ne andiamo coscienti che il Peroloch è una grotta che non smette di farci gradite sorprese!

G. Troisi ( detto Jack)

PEROLOCH VENTANNI DOPO, RISOLTO UN PUNTO DI DOMANDA: LA GROTTA CONTINUA!

di M.Manea

A inizio 2020, dopo tanti anni di rimandi abbiamo ricominciato a parlare di Peroloch in GSM.

Mi era capitato di scendere il primo pozzo della grotta nel 2018, incosciente del fatto che fosse il Peroloch. Un amico, appassionato di metal detector, mi ha chiesto di scendere un buco nelle zone di Asiago, precisamente sulle pendici del Monte Zebio per cercare reperti della Grande Guerra. Di fatto sono uscito con delle maschere a gas, bossoli, uno scarpone e una moneta coniata Vittorio Emanuele II (1861).

Scarpone della grande guerra ritrovato in fondo al primo pozzo del Peroloch.

Scarpone della grande guerra ritrovato in fondo al primo pozzo del Peroloch

Moneta trovato nei paraggi dell’ingresso del Peroloch coniata Vittorio Emanuele II (1861).

Moneta trovato nei paraggi dell’ingresso del Peroloch coniata Vittorio Emanuele II (1861)

Matteo una sera in gruppo ha rivelato che nel fondo del Peroloch ci sono dei punti di domanda, zone che hanno la necessità di mettere dei punti esclamativi: o la grotta prosegue o finisce lì!

Il Peroloch (ovvero grotta dell’orso in cimbro) si apre a 1.518 metri s.l.m. sul versante orientale del monte Zebio ad Asiago ed è una voragine conosciuta da sempre in altopiano. Sembra che la prima esplorazione, ma di cui non abbiamo documentazione, sia stata quella del disciolto Gruppo Speleologici Berici Longare. Successivamente negli anni ’80 dal Gruppo Grotte Sette Comuni che ne esegue il rilievo fino alla frana di -50 metri. È però il GSM negli anni novanta ad aprire un varco tra i massi e poi esplorare la grotta fino alla profondità di -212 metri lungo il Ramo dei Commercianti e poi fino a -185 m lungo il Ramo degli Operai

Ecco una testimonianza di Iko Lanaro:

“[…] dopo una prima discesa del Gsm, io, Michele De Marzi e Gaetano Dalla Cà, tornammo un mercoledì sera per aprire un varco nella frana che poi portò alla via che porta in profondità. Ricordo anche che forzammo un passaggio abbattendo (purtroppo) delle concrezioni, quello che battezzai appunto: imene. […]”

Ad ottobre del 2000, dopo un veloce riarmo da parte del GSM è stata decretata la fine del Peroloch come si trova scritto nel diario delle esplorazione di quel periodo:

“[…] Si ritorna al Peroloch per una ultima uscita esplorativa; constatato l’impossibilità di ulteriori prosecuzioni si decide il completo disarmo della grotta. […]”

Il rilievo del Peroloch sul Monte Zebio

Qualche ostinato però rimugina, e dopo un ventennio, rianima il desiderio di dare ancora un occhio al quel “buso”. Si perché “occhi nuovi” possono vedere quello che non è stato visto prima.

Decidiamo infatti che la grotta va riarmata e rivisitata per fugare i dubbi ed eliminare i punti di domanda. Nei mesi primaverili del 2020, purtroppo ci trattiene il Covid, ma il 6 giugno 2020, accompagnati anche da due speleo Modenesi, Marcello e Patrizia, diamo avvio al riarmo che dura 3 uscite.

Tra settembre e ottobre 2020, dopo aver riarmato la grotta fino al fondo, decidiamo i punti di ri-osservazione: Andrea Cicci da un occhio al sifone che sta proprio nel fondo, ma non ispira nessuno, non c’è flusso d’aria e diventa complicato il passaggio. Ci mettiamo un punto esclamativo!

Vicino al sifone, Giacomo detto Jack ripercorre un meandro in discesa “cancaro” che con delle curve a gomito dove tira aria, ma dove la disostruzione è complicata. E anche a questo ci mettiamo un punto esclamativo!

Risalendo verso l’uscita, all’attacco dell’ultimo pozzetto da 8 metri si vede una finestra, ovviamente già vista considerati gli spit presenti. Jack, un temerario arrampicatore di free solo insiste per andare a vedere. Ovviamente non gli permettiamo il free solo, ma l’obblighiamo all’armo del traverso in sicura. Purtroppo finendo la corda a disposizione si rimanderà all’uscita successiva la discesa di 3 metri nella sala sotto la finestra. L’uscita successiva con mio figlio e Laura accende qualche speranza: parancando massi intravediamo una zona nera sotto la frana sulla quale siamo approdati. Non resta che andare con gli strumenti di disostruzione adeguati, ma facendo prima una verifica che la zona sotto la frana non sia congiunta con il fondo. Questo è il consiglio di Sid, che viene pienamente accolto nell’attività del 19 ottobre da me Laura e Cicci. L’ipotesi di Sid è vera! I due punti sono uno sopra l’altro ed io e Andrea ci siamo ben visti e salutati a distanza ravvicinata. Altro punto esclamativo!

Non abbiamo quasi più niente da controllare nel fondo, se non una fessura in cui, a distanza di una decina di metri dalla precedente, si vede un po’ di largo sotto. Avendo i mezzi a disposizione facciamo questo tentativo e creiamo un piccolo pertugio dove infilandosi di piedi si prosegue per cinque metri, stretti, ma si prosegue … e dopo … un piccolo saltino …e lo spazio si allarga, cambia colore, consistenza e forma e tutto in un istante diventa magico: il colore bianco candido, le forme rotonde delle colate ed il riflesso azzurro lucente dello specchio d’acqua in fondo al pozzetto.

Sbalordito e con il pensiero di non farsi troppe illusioni (tanto el finixe li) grido agli altri e chiedo che vengano anche con il materiale per l’armo. L’emozione di aver trovato qualcosa di nuovo sale.

Il privilegio di vedere quell’ambiente intatto da migliaia di anni, pieno di decorazioni fatte dalla calcite, l’acqua e latte di monte sarà solo mia e di nessun altro perché il mio passaggio, purtroppo, ha definitivamente sporcato le pareti e lasciato tracce sul pavimento. Il superamento dello specchio d’acqua è stata un’impresa finita in un bagno gelato! Una pseudo tirolese sarà la soluzione per poter oltrepassare l’acqua.

Foto scattata durante l’esplorazione nella parte nuova: il laghetto ancora intonso.

Foto scattata durante l’esplorazione nella parte nuova: il laghetto ancora intonso

Passaggio del laghetto: l’acqua non tornerà mai più limpida come prima

Passaggio del laghetto: l’acqua non tornerà mai più limpida come prima

Al di là del laghetto abbiamo poi attraversato un altro stretto meando che dà in un pozzo, stimato 8-15
Ma non si passava.
Sarà rimandata ad un’altra uscita l’esplorazione di questa nuovo tratto di grotta.
Tutto ciò però riaccende in noi le speranze ed il presagio che la grotta offrirà sorprese.
L’ultimo giorno di ottobre la squadra del GSM (Sid, Jack, Helene, Cicci, Marce) a ranghi ridotti, causa di qualche menisco in convalescenza, si prepara all’epica impresa, almeno immaginata fin a qual momento.
Dopo aver preparato il materiale, corde in abbondanza, e mascherine anticovid partiamo alle 9.10 per il consueto avvicinamento alla grotta. In due ore siamo al fondo. All’armo del saltino, che porta poi alla parte nuova, Sid estrae a mano un multimonti e sistema l’armo indecente. Ci affacciamo al nuovo pozzo, ma c’è un’oretta di lavoro per poter passare. L’attesa fa salire curiosità. Finalmente si passa e ci troviamo davanti ad un grande pozzo, molta acqua, e la possibilità di continuare la discesa. Il pozzetto stimato 8-15 m. in realtà è di 35-40 m. alla base del quale, dopo un breve passaggio tra i massi, si entra in un altro pozzone a doppia canna con il soffitto molto alto (80m.???).

Dalla finestra del meandro che s’immette nel P35 della parte nuova della grotta

Dalla finestra del meandro che s’immette nel P35 della parte nuova della grotta

Di lì siamo scesi altri 25 m. per arrivare in un’altra zona di colate, in ambienti sempre grandi che ci hanno permesso di intravedere (e preparare gli armi) per una nuova discesa di una quindicina di metri dove nel fondo c’è un’altra zona di raccolta acqua.

Grande colata alla base del P25

Grande colata alla base del P25

Purtroppo ci siamo fermati per “mancanza di corda”. Insomma, na figata! Grande squadra del GSM che contemporaneamente è riuscita a disostruire, armare, rilevare e fare un reportage fotografico: abbiamo spostato il punto di domanda del rilievo della grotta ottanta metri sotto!

Che l’esplorazione ora abbia inizio!!

Alla base del P25: Helene, Sid, Jack, Cicci, Marce

Alla base del P25: Helene, Sid, Jack, Cicci, Marce

Disegno a mano libera della sezione della parte nuova

Disegno a mano libera della sezione della parte nuova