IL MISTERO DELLA PISATELA

Il Buso della Pisatela è una grotta situata sull’Altopiano del Faedo-Casaron   e precisamente nella Valle delle Lore, una piccola valle di origine carsica che taglia quasi per metà l’altopiano.
La scoperta di questa cavità si fa risalite al 1978 da parte di alcuni speleo e le esplorazioni sono perdurate con grandi soddisfazioni fino ai giorni nostri. Negli anni sempre più speleologi di tutta Italia hanno attraversato i suoi meandri e gallerie e le dimensioni della grotta si sono sempre più ingrandite fino a raggiungere i quasi 40 km di sviluppo.
Addirittura con la scoperta di una uscita secondaria nelle vicinanze di Contrà Maddalena poco distante dal centro di Monte di Malo, la grotta si è guadagnata le prime pagine dei giornali locali e nazionali.
Su questa cavità si sono scritte pagine e pagine di racconti e la bibliografia ne è ricca, ma anche il cinema ha saputo rendere visibile al grande pubblico le bellezze nascoste fatte di lunghe gallerie, fiumi sotterranei e addirittura laghi lunghi.
In questa si vuole descrivere alcuni casi particolarmente clamorosi di sparizioni che fanno della grotta un luogo misterioso e dopo aver descritto tali sparizioni si prenderà in considerazione alcune ipotesi che sono state formulate per cercare di dare una spiegazione a tali eventi e quindi per cercare di risolvere quello che ad oggi è il Mistero della Pisatela.

Le prime scomparse
Le prime a scomparire sono state le corde che i giovani speleologi di un sedicente gruppo avevano recuperato da un Abisso chiamato Giacominerloch vicino a Cesuna nel 2013. Una volta lavate, asciugate e riportate nel magazzino del loro gruppo decisero di utilizzare quelle più nuove per scendere il Buso delle Pisatela e con l’occasione fare un po’ di pratica d’armo.
La grotta era disarmata e quindi ne risultava indispensabile l’utilizzo.
Le corde non erano nuove, non erano splendenti, ma sicuramente sicure per la progressione.
Con le corde posizionate risultava facilitata la discesa e gli speleologi ne approfittarono per esplorare le zone remote e inaccessibili di Sala della Foglia. Tutto sembrava filare liscio, l’armonia regnava e la grotta ne viveva una seconda giovinezza esplorativa.
Ma voci provenienti dall’aldilà si cominciavano a sentire. Chi entrava in grotta riferisce di aver sentito dei suoni strani, chi invece delle chiare voci che dicevano “Le corde sono vecchie” oppure “ Le corde sono rovinate” e poi “ di chi sono queste corde?.
A ben pensarci c’era qualcosa di strano in quelle voci come se già aleggiasse il presentimento di una tragedia.
Nei primi mesi del 2015 gli speleologi che entrarono al Buso della Pisatela non ritrovarono più le corde. Nonostante l’impegno nelle ricerche non venne individuata nessuna traccia di corda e nessun trefolo. Furono effettuate nuove perlustrazioni questa volta più al largo, nei boschi circostanti l’ingresso, ma anche questa volta non fu trovato nessun trefolo e nessun stoppino.
Nonostante tutto non emerse nessun indizio.
Questa sparizione di più corde avvenuta così vicino la civiltà in un’area relativamente ristretta e senza nessuna segnalazione di pericolo proveniente da altri speleologi rappresenta un vero e proprio mistero. Secondo gli esperti che condussero le ricerche sembrava che le corde fossero sparita nel nulla. La cosa più sorprendente è che questa sparizione inspiegabile era avvenuta in un tratto di grotta vicino alla superficie e facile da raggiungere .
Alcuni speleologi segnalarono la notizia alle autorità, ma in tali colloqui si giunse alla sola conclusione che la sparizione era inspiegabile anche perché le condizioni delle corde non erano tali da creare pericoli di vita.

Altra scomparsa
Durante le esplorazioni di cui si è detto sopra nelle zone di Sala della Foglia, gli speleologi partecipanti segnalarono che alcuni oggetti metallici, in particolare mazzetta e levarino, lasciati sopra un sasso in un luogo ben definito della grotta , furono ritrovati centinaia di metri più a valle.
Impossibile collegare questo spostamento ad animali come pipistrelli o ghiri dato il peso della mazzetta e del levarino e inutile cercare una soluzione al mistero nelle piene d’acqua che periodicamente sconvolgono questi ambienti ipogei. La mazzetta e il levarino si trovavano in una zona “fossile” dove per fossile si intende che l’acqua non ci passa da un po’ di tempo.

Ultimo caso di scomparsa
Si prenderà ora in considerazione la scomparsa sempre nel Buso della Pisatela della corda posizionata nella Galleria Emicrania qualche mese fa.
Dopo la sparizione citata sopra, il mondo speleologico restò basito e scosso.
Basito perché era impossibile credere alle voci che dicevano che le corde fossero vecchie e rovinate e scosso perché agli speleologi giravano un po’ i coglioni (ndr. non si è trovato altro termine per dare significato alla parola scosso).
Con l’animo appena descritto si ritornò a riarmare la grotta completamente restando attenti a che le corde non fossero rovinate e marchiando con il pennarello nero a fine e a capo corda.
Arrivati alla Galleria Emicrania ci si trovò di fronte una vecchia corda rossa. In quel mentre voci sempre provenienti dall’aldilà dicevano “ peste lo colga a chi disarma la corda rossa” o “ guai a voi se togliete la corda rossa”, ma i malcapitati presenti hanno riferito che essendo troppo intenti a fischiettare e cantare canzoni di Elio e le Storie Tese non sentirono e così tolsero la corda rossa sostituendola con una bianca quasi nuova. Tutto questo accadde nel primo semestre del 2015.
Da allora schiere di speleologi e turisti hanno attraversato la Galleria Emicrania utilizzando la nuova corda bianca.
Notizie di qualche settimana fa danno per sparita anche quest’ultima corda.

Dopo aver descritto questi casi di sparizioni di corde nel Buso della Pisatela vengono qui esposte le ipotesi che si sono formulate per spiegare il mistero.
In estrema sintesi possiamo dire che le spiegazioni possono essere 3: l’ipotesi atlantidea, la presenza nel Buso della Pisatela di finestre extradimensionali oppure di finestre polidimensionali e l’ipotesi che spiega il mistero chiamando in causa gli UFO.

Ipotesi Atlantidea
Chi crede nell’esistenza di Atlandide afferma che dalle rovine del perduto continente aldilà del globo terrestre , partirebbero dei raggi che causerebbero la scomparsa di corde e cordini in nylon 6-6 e non di metallo ( infatti il metallo è stato solo spostato). Per dirla in altro modo secondo tali autori tra le rovine sommerse di Atlantide vi sarebbero delle armi che appartenevano agli atlantidei che sarebbero ancora funzionanti cosicché in condizioni particolari, che non è possibile conoscere da tali armi partirebbero dei raggi micidiali che distruggerebbero corde e cordini solo in nylon 6-6 concentrati in una ben determinata zona.

Ipotesi della finestra extradimensionale o polidimensionale
Altri invece credono che le scomparse di corde e cordini nel Buso della Pisatela siano dovute alla presenza in tale zona geografica di una finestra extradimensionale oppure di una finestra polidimensionale (le finestre extradimensionali metterebbero in contatto la nostra dimensione, il nostro universo con una dimensione parallela mentre le finestre polidimensionali metterebbero in contatto la nostra dimensione con un certo numero di universi paralleli e non con un solo universo parallelo). Tali autori attribuiscono le perturbazioni magnetiche e le anomalie gravitazionali rilevate nel Buso della Pisatela all’esistenza di tale finestra sia essa extradimensionale oppure polidimensionale.
Questa ipotesi, insieme a quella ufologica della quale ci occuperemo tra poco sembra molto più plausibile dell’ipotesi atlantidea in quanto in alcuni casi di sparizione di corde e cordini sembrerebbe proprio che essi siano stati trasportati in un’altra dimensione.
Viene qui da associare alla finestra extradimensionale o polidimensionale la presenza all’interno della grotta di un luogo chiamato guarda caso Star Gate che tradotto è Porta della Stella e ricorda passaggi extradimensionali documentati anche cinematograficamente.

Ipotesi ufologica
Prenderemo ora in considerazione la terza ipotesi avanzata per cercare di risolvere il Mistero della Pisatela : secondo tale ipotesi le sparizioni di corde e cordini avvenute in quella zona di grotta sono state causate dagli UFO. Secondo questa teoria gli UFO causano le sparizioni di corde e cordini per rapire gli esseri umani. A dire degli ufologi nella grotta deve esserci presente una base aliena nella quale vengono portate le corde e cordini per poi essere successivamente trasportati in una località segreta poco lontana.
E’ da attribuire molta importanza a tali sparizioni perché è molto preoccupante il fatto che gli alieni rapiscono le corde e cordini perché questo potrebbe far pensare che hanno intenzioni ostili nei confronti del genere umano.

Ci scusiamo per la lungaggine, ma si spera di aver fatto un po’ chiarezza su quello che oramai tutti chiamano il Mistero della Pisatela e magari una risata ricordando che anche il poliziotto Huber e il Commissario Rezzonico documentarono sulla rivista scientifica Papesatan la scomparsa di un oggetto metallico poi ritrovato sempre nella stessa cavità..

4 MARMOTTE + 1 a 2238 m.s.l.m.

Si è conclusa domenica 28 Giugno nel primo pomeriggio con un gustoso primo piatto in quel di Selva di Progno la GSM Carega Expedition 2015.
La spedizione partita sabato 27 di buon mattino dal Passo di Priabona era formata da Matteo, Sid, Frigo e Paolo.
Dopo un breafing presso la Trattoria il Cacciatore dove sono stati sciolti gli ultimi problemi organizzativi, i quattro membri sono partiti alla volta di Castelgomberto e Trissino. Superati i lavori di costruzione della Pedemontana Veneta hanno guidato fino ad Arzignano e poi Chiampo. Presso il villaggio di Arso hanno preso la strada in salita che li ha portati a Vestenanuova e successivamente a Bolca. Arrivati a S. Bortolo delle Montagne sono scesi a Selva di Progno e poi proseguendo per valle sono giunti a Giazza.
Superato l’abitato per l’unica strada che salendo a tornanti li ha portati al Rifugio Revolto.
Qui sono sorte le prime difficoltà a causa dell’affollamento della montagna. Prime titubanze e dubbi e per poco la spedizione non falliva.
Dopo un breafing tra capospedizione, sherpa, uomini di punta e hunza si è deciso che il posto auto non è un problema.
Parcheggiata la Renault Megane e il KTM Sbrasa e poi caricati i sacchi da 30 kg in spalla agli sherpa, l’intero gruppo è partito per affrontare i 902  metri di dislivello che li separava dal Rifugio Fraccaroli a 2230 metri .
E’ parso subito evidente che da Campogrosso fossero solamente 795 metri, ma oramai gli sherpa erano già avanti e non sentivano le voci del capospedizione che li chiamava per tornare indietro e partire alla volta di Campogrosso.

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Rincorrendo gli sherpa i membri sono così giunti al Rifugio Passo Pertica e dopo tornanti mozzafiato su baratri vertiginosi in un continuo salutare i tanti trekkers presenti sono giunti a pochi metri dal Rifugio Scalorbi.
A questo punto senza più voce, presi dalla fame ,dalla sete e dalla stanchezza fisica i quattro membri si sono seduti sul più vicino prato e hanno assaporato il panino con speck e sopressa del meteo-casolin de Priabona.
Resistendo agli attacchi del sonno che li teneva attaccati all’erba le quattro marmotte hanno ripreso il cammino per l’ultimo attacco al campo base avanzato.
Dopo tre ore di cammino Matteo, Sid, Frigo e Paolo raggiungevano così nel primo pomeriggio il Rifugio Fraccaroli a 2230 metri.
La nebbia che li avvolgeva, l’aria sottile e le ciabatte non poterono nulla contro la volontà di scendere dentro la montagna.

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Fu così che dopo aver conquistato e riempito il bivacco invernale scattò la molla e in men che non si dica gli uomini di punta Sid e Matteo avevano già l’attrezzatura speleo addosso pronti per scendere giù.
Alle 15.00 del pomeriggio, due marmotte si inoltravano dentro il Buso della Teleferica presso il Vallon della Teleferica, mentre gli altri dopo averli accompagnati all’ingresso del buco, allestivano il campo base avanzato dentro il bivacco e tentavano la vetta del Carega per poter comunicare con la civiltà.

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Matteo e Sid sono adesso soli, dentro la montagna. Nessuno che può vederli e nessuno che li può aiutare. Solo la sbrasa in testa ad illuminargli il cammino.
Scendono il primo pozzetto di 3 m, poi un secondo di 4. Si infilano su un pertugio stetto dove non si può passare. Ritornano sui loro passi. il tempo scorre, sono a più di 2100 metri sul livello del mare. L’aria è sottile e non riescono a percepirla, ma tira vento di grotta.
Sono scesi una decina di metri dall’ingresso e in una salettina si fermano a guardare un meandro stretto e bagnato davanti a loro. IMG_5268
Lo stesso meandro che arrestò la Carega Expedition 2006.
Pensano ai loro cari, al mare di Bibione , alle partite a pallone al parco giochi di Marano e alle mute che gli sherpa non hanno voluto caricarsi sugli zaini.
Si guardano in faccia, riguardano lo stretto meandro, pensano ai due compagni lassù a 2230 metri.
Riguardano il meandro ripensano ai due lassù con le pantofole ai piedi e al caldo.
Ma la molla riscatta ancora e decidono che prima di bagnarsi devono fare il rilievo.
No invece, il rilievo non sa da fare perchè il laser non funziona e giù una serie di imprecazioni.
Si guardano in faccia e riguardano lo stretto meandro bagnato.
Uno di loro dice:<<Ora o mai più!>> e così si infilano dentro e si bagnano. Dopo 5-6 metri di meandro ritrovano un’altra saletta e un ulteriore meandro ancora più stretto. Uno di loro dice :<< Con i piedi non ci passo>> e l’altro dice << Allora prova di testa>> e l’altro risponde :<< Be’ allora prova tu>>.
Strisciano , si incastrano, bestemmiano, tirano avanti il sacco giallo, ma alla fine sono aldilà sopra un pozzo di 20 metri. Armano, scendono ancora.

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Oramai sono a 50 metri di profondità, ma sempre a più di 2100 metri sul livello del mare di Bibione.
Da li parte uno stretto meandro freatico e lo percorrono per più di 50 metri, tra strettoie di varie dimensione. Tribolano, si ammaccano le ginocchia e si strappano le tute.
L’aria non è solo sottile li sotto , l’aria si percepisce , tira vento e la grotta sembra che vada.
Ma ad un certo punto le due marmotte si fermano e si guardano in faccia e capiscono che manca qualcosa.
C’è aria, c’è un meandro che va, ma la molla si è scaricata. Sono infreddoliti e i passaggi sono uno più stretto dell’altro.
La grotta va, ma cominciano ad avere freddo e capiscono che serve disostruire come si deve.
Riprendono su gli archetti lasciati in giro e cominciano la risalita.
Alle 18.00 circa sono fuori dalla grotta e ritrovano gli altri due fuori che li aspettano con le ciabatte ai piedi.

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Mentre con le loro tute sporche e bagnate sporcano il tavolato in legno del rifugio il sole sparisce e nuvole cariche di pioggia e fulmini si avvicinano minacciose al loro campo base. Per le quattro marmotte non resta che rintanarsi dentro e con le gambe sotto la tavola giocare a scala quaranta.
Il mattino della domenica vede i nostri eroi svegli di buonora e con grande sorpresa salutano l’arrivo dello sherpa Valentino che come camoscio selvatico se ne è venuto su correndo tra i ghiaioni, di lì a poco salutano lo sherpa Frigo che come camoscio selvatico se ne corre giù per i ghiaioni.
Poco dopo, salutato anche Valentino che come camoscio selvatico se ne corre giù per i ghiaioni, alle tre marmotte rimaste non rimane che perlustrare la zona di Malga Posta in cerca di altre marmotte che come loro passeggiano sui prati.

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Domenica mattina i prati di Malga Posta erano pieni di marmotte in cerca di buchi dove infilarsi.
Quando oramai l’aria rarefatta dei 2000 metri cominciava a procurare i primi sintomi di demenza mentale i tre se ne ritornavano nella civiltà e così terminò anche la GSM Carega Expedition 2015 .

ciao

Matteo

GSM Gruppo Speleologi Malo