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Ri-Crossing Rana (per chi non c’era)

 

Sabato scorso sette dicembre come da programma abbiamo rifatto la traversata Pisatela-Rana entrando dal Pater Noster.

Bellissima giornata e grande compagnia, 19 presenze provenienti da varie zone per dieci ore di assoluto divertimento tra posti fantastici, rievocazione di aneddoti e racconti vari. Unica nota “dolente”, di cui sarà nostra cura verificare, è stata il fatto che abbiamo avvertito un forte odore di gasolio dai laminatoi allagati dopo il By-Pass fino a circa Sala dei Tufi. Non abbiamo visto tracce visive nell’acqua ma abbiamo sentito nettamente la puzza portata dall’aria. Per il racconto della gita vi posto quello fatto da Daniele Geuna di Pinerolo che, se anche con degli errori geografico-sostantivo-cronologici, mi ha fatto letteralmente sbellicare dalle risate: ebbravo Daniele!

Tra i "fagàri" Sbrasati a manetta

Presenti: io, Devis, Costa, Ester, Alessio, Gian, Frigo, Carlo Sanson del GSM; Luca Vicenzi del GGG di Valstagna; Mirko dell’USV Verona; Valentina e Buba di Marostica; Matteo, Don, Massimo, Silvio del GGB di Brescia, Daniele Geuna, Maria e Fabrizio di Pinerolo.

Lillo

Lungo il Megan Gale La porta del Ramo Nero
Traversata Pisatela-Rana. Se non vado errando 2 o 300 m. di dislivello, niente di che MA 6 kilometri di sviluppo in un complesso di circa 40 km. e questo già fa pensare alle cose con un rispetto diverso. 1 pozzo , il primo all’ingresso, un 50 m. nel vuoto, niente di che, poi 10 ore. Si incomincia con una ventina di minuti di meandro strassa-tute e sacchi, saletta Monte tal dei tali, un paio di ore tra laminatoi infiniti da percorrere a 4 gambe (sempre col sacco con dentro la muta e gli inutili orpelli di imbrago-longe-discensore+vivandume vario+piumino+bidone stagno), gallerie e sale mai viste così grandi. Si arriva “finalmente” ad una salettina micrus dove ci si spoglia nudi-bruchi, si indossa la muta bella tiepidina e ci si tuffa per un’oretta in gallerie allagate, il peggior passaggio semi-sifonante che io abbia mai pensato di percorrere, strettoie allagate,laminatoi allagati,laghi allagati. Belli caldi si toglie la muta e si indossa nuovamente il sottotuta (bagnato), la tuta (bagnata), si beve un teuccio (fanculo all’acqua in qualsiasi forma) e si va ad attraversare un immensa frana che è il confine tra Pisatela e Rana. 30 metri di cunicolo in frana contenuta con lavori ciclopici dei ragazzi di Vicensa,Schio e non ricordo gli altri.

Ancora Pisatela

Un lavoro che ti aiuta a capire come sono nate le piramidi o come mai su Marte c’è metallo lavorato di provenienza terrestre, un’opera immane in un posto folle. Poi Rana! ti senti già fuori? Tranquo tipo: 5 ore prima di poter godere dell’inverno esterno. Ancora laminatoi, ancora sacco troio, luce che si spegne, acqua nel collo, disciplina, solidarietà, fango negli occhi, gallerie immense, bellissime (le più belle della mia vita), acqua, acqua ovunque ma qui puoi berne quanta ne vuoi (a parte una qualche perdita di kerosene che un po’ ammorba l’atmosfera)- S.T.Coleridge “The rhyme of the ancient mariner”. Poi marmitte, laghi immensi, ferrate, laminatoi allagati (porco anubi tanto son già marcio), gallerie che nessun emiro mai potrà avere, strettoia finale (dove muore la mia luce di mmerda) e , finalmente sopra un portale neppure immaginato, splende la luna. 10 ore quasi ininterrotte di viaggio, col fedele sacco-cilicio, una sferzatina sottozero poi cena-festa-vino-carne-gnocchi-bambini-donne-la cameriera vampira figa come un sogno-la perdita del portafoglio (ma chissenestracatafotte)-il viaggio per tornare a Brescia-la doccia (caldissima)…il letto e la Maria che ronfa serena sui suoi gomiti color nebbiolo. Un viaggio (parole di Lillo e Silvio) durissimo ma direi il mio apogeo-ipogeo: grazie a tutti, a Silvio, Teo, Max, Lillo che ci ha invitato e supportato,a tutti, grazie a nome mio di Maria Panzani e di Fabrizio il prof. Meloni.

Troglofilo Il gruppo sulla Cima Maria sul Pater Noster Chi xei i migliori?? Un trio I Cugini Serenissimi

 

Bruna, non tanto alta, un po’ schiva,….. ma attraente

Tutte le volte che di ritorno dall’Androne Terminale del Buso della Rana  passavo per quella sala senza nome prima della Sala della Vigna, mi son sempre chiesto che ci facesse quella finestra la’ di dimensioni accettabili, non tanto alta, di una bellezza modesta, semplice,  di colore bruno, quasi schiva, ma attraente.

il manoscritto ritrovato

Un’attrazione a prima vista, come un colpo di fulmine si potrebbe dire.
E magari con qualcuno ne avevo anche parlato, ma a bassa voce :<< Visto quella ? Bella no?>>.
E ogni volta che ci passavo sotto la guardavo, la studiavo e mi dicevo :<< Vorrei tanto conoscerla>>.
E poi :<<Ma tanto è sempre là, ma tanto la conoscono tutti! Chissà!>>.
Poi per un po’ non si passa più, poi si crede di fare come quelli veri, poi si fa come quelli veri, poi
si ritorna piccoli e si vorrebbe fare ancora come quelli veri.
Finchè un bel giorno, mentre con Paolo si mette mano a tutta la documentazione di Iko sul Buso della Rana per fare la mostra per il 40° del Cai Malo, ecco to che salta fuori un foglio di “carta di formaggio”, un manoscritto dei fantomatici anni ’70 con una fantomatica “Finestra dei Genovesi”.
<<E che roba è questa?>> .
Appare uno pseudo rilievo fatto in velocità, un punto di domanda e la partenza dal caposaldo 45 del vecchio rilievo di Gastone Trevisiol e altri.
Ecco to la  finestra dei miei sogni ed è ora che mi faccio coraggio per conoscerla.
Ai primi di Dicembre 2012 , ci troviamo io e Lillo e cogliamo  l’occasione di provare il mini trapanino  da portare in  Gola Profonda al Corno.
Risaliamo di 8 metri, su vecchi spit finchè arriviamo alla Finestra dei Genovesi.
<<Piacere! Ci piacerebbe fare come quelli veri, possiamo?>>.
Ma una lama proprio in mezzo ci impedisce di proseguire in tranquillità  senza forzare il fisico.
Il primo incontro non va troppo bene. Forse siamo stati troppo gentili, troppo educati, forse
dovremmo dare di più , forzare la mano,…. osare.

bassa, bruna , ma attraente.

Passano le settimane , la testa va giù verso Gola Profonda, il nostro fisico la segue, superiamo il nostro limite e della Finestra dei Genovesi ce ne dimentichiamo.
Andiamo su  per scendere giù, un altro mondo, altra testa, altri luoghi, altri sogni da inseguire, altri momenti indelebili.
Passano poi le feste, vediamo la Befana venire giù e ritorna in mente quella bruna finestra.
Così martedi 8 gennaio  ci ritroviamo in tanti per osare.
Siamo io, Alberto, Marcellino, Lisa, Alessio , Lillo, Massimo .

Lei è sempre li, immobile, ti guarda e non dice niente.

E allora noi forziamo la mano, ci allunghiamo forse troppo, ma è quel minimo che  serve per conoscerla .
E di la’ come diceva il vecchio manoscritto  di Iko una stretta strettoia e poi una curva con punto di domanda. Nulla insomma!
Osa fallire diceva quell’altro. E noi abbiamo osato, abbiamo fallito ma ne valeva la pena.
Quella  sera il Buso della Rana ha allungato ancora, qualcosina, forse poco, ma va bene lo stesso così.
Forse non gli eravamo tanto simpatici!

ciao

matteo

Quelli veri fanno così? – Abisso del Corno 10/11/2012

Sabato notte, mezzanotte e mezzo o giù di li.
Mi faccio una doccia calda che dura una vita e poi lentamente senza far rumore depongo il mio scheletro a letto.
Tutto tace e fuori piove e una voce dal profondo del sonno mi chiede: <<Tornato sano e salvo?”
Non so cosa rispondere, sono spiazzato , le mie cellule cerebrali sono già bruciate da un pezzo.
Mi esce solo un “Si, si..tutto bene ….notte”.
La notte passa girandomi e rigirandomi, dolori esterni, interni , pschici e onirici.

Foto 1 - La galleria sulla Highway to Corno

Foto 1 – La galleria sulla Highway to Corno

Ogni tanto mi sveglio nel sonno e mi pare di essere ancora la sotto, dentro la montagna
a fare come quelli Veri, ma non è vero perchè sto dormendo? Ma sono veri i dolori che sento?
E allora mi riaddormento e penso alla giornata trascorsa e mi tornano in mente tutti gli istanti,
tante diapositive mescolate.
ore 7.30 mi trovo con Lillo al solito cimitero di Caltrano. Il tempo è particolarmente grigio, ma
non piove e sembra che tenga.
Carichiamo tutto in macchina e saliamo il costo di Asiago e il tempo peggiora.
Gocce di pioggia, di una pioggerellina finissima, di quelle invernali, di quelle che durano
tutta la giornata.
Saliamo ancora su per la Val Galmarara e su ancora finchè la neve non ci impedice di andare oltre.
Continua la pioggerellina e caricati gli zaini in spalla saliamo su per la Highway to Corno, senza tante speranze.
Il tempo è sempre sopra di noi, non si muove da li, grigio e cupo, tetro e carico di acqua.
Sono le 10.00 quando armiamo il discensore e la corda comincia a scorrere.

Giù sempre più giù.
La grotta non è particolarmente bagnata e questo ci rincuora.
La strada la conosciamo bene, tutto fila liscio come l’olio e a mezzogiorno arriviamo al bivacco di -500.
Anzi ci arriverà solo Lillo perchè due pozzi sopra la mia puleggia mi fa vedere la vite di acciaio e mi fermo
a vedere il meandro sulla finestra del pozzo Persego Seco.
Ritorniamo indietro e proseguiamo per il Ramo Morgana esplorato qualche anno fa con gli amici bresciani e poi non più rivisto.

Foto 2 - Lungo il Ramo Morgana.

Foto 2 – Lungo il Ramo Morgana.

Foto 3 - Il traverso del Ramo Morgana.

Foto 3 – Il traverso del Ramo Morgana.

Foto 4 - Il traverso del Ramo Morgana.

Foto 4 – Il traverso del Ramo Morgana.

Subito notiamo una grande finestra che nera pupilla ci guarda e ci attira, ma oggi non siamo così Veri e allora proseguiamo.
Su e giù per un meandro spettacolare proseguiamo fino alla fine chiedendoci e richiedendoci come può non proseguire una meraviglia del genere.
Tiriamo fuori la trouse da rilievo e cominciamo a battere i punti tornando indietro e quando arriviamo ai sacchi ne contiamo ben 39 di caposaldi.
Sono oramai le 18.00 della sera e soddisfatti del lavoro fatto ci prendiamo in mano gli attrezzi e cominciamo la risalita.
Ripuliamo la grotta dal carburo abbandonato nelle “vesighe”, simboli di un tempo che oramai se ne è andato e che dubitiamo a breve possa ritornare .
Parliamo in americano.
“Hi What is your name?” ” My name is Bill. Bill Stone”. E via con mille altre cacate che ci vengono fuori.
Tutto fila liscio, tutto vero.
Alle 22.00 di sabato notte siamo fuori dall’Abisso del Corno.e sotto una forte nevicata scendiamo verso le nostre case.
Non so se quelli Veri fanno così, ma è stato tutto vero.

ciao

Matteo