Nota del webmaster: componenti della punta Pierga, Miguel, Gianky
Abisso del Corno: nuovo fronte a -880
Nota del webmaster: componenti della punta Pierga, Miguel, Gianky
Visto che il classico appuntamento della Vigilia di Natale in forra era saltato, viste le non rigide temperature degli ultimi giorni e visto che c’era bisogno di smaltire un po’ di abbuffate Natalizie….Dopo qualche messaggio via SMS,decidiamo di prolungare la stagione torrentistica e di ripercorrere la nostra affezionata Val Rua.
Il disgelo causato da temperature sopra allo zero e le abbondanti piogge dell’ultima settimana,destano qualche curiosità sulla percorribilità della forra…Strappo un’ora dal libretto dei bonus familiari, e decido di fare un sopralluogo nel pomeriggio. Temperatura relativamente bassa, ma quello che incuriosisce è il vedere il greto del torrente (solitamente asciutto), che arriva sino alla statale, presentare una bella quantità d’acqua.
Percorro a ritroso la via d’uscita fino a vedere gli ultimi tre salti….Portata sportiva,ma si può fare. Torno a casa,giro di SMS. Appuntamento alle 10:15 del giorno dopo all’uscita dell’autostrada. Puntuali si presentano gli amici Cristiano ed Armando del Gruppo Speleologico Padovano, e con Lillo (figura immancabile in questo genere di appuntamenti) partiamo con destinazione Ponteposta.
Colazione al volo,sacchi apposto e cominciamo l’avvicinamento…Risaliamo tra le strette vie del paesino, ed una voce alle nostre spalle: “Mi raccomando!Che non vi si veda sul giornale domani!”
Toccata di “maroni” collettiva…e simultanea, poi proseguiamo. Arriviamo alla partenza dove ci accoglie una situazione di completa stabilità: tre gradi in acqua e tre gradi fuori. Ci cambiamo e bardiamo velocemente sulle rive di un torrente che d’estate non esiste. Il che ci fa’ capire che ci bagneremo bene bene.
Fantastico!Tutti quei posti che solitamente si vedevano asciutti,ma ripuliti in caso portate abbondanti,ora sono percorsi da un bel torrente che prende forza dai numerosi affluenti man mano che scendiamo, salto dopo salto. Decisamente un altro torrente da quello conosciuto!
La progressione è veloce e fresca. Lo stretto corridoio centrale è uno spettacolo unico: cascatine che scendono da entrambe le pareti creano una sorta di paesaggio fantastico.
Siamo senza parole se non per ripeterci: bello bello bello. Arriviamo alla grotta del masso incastrato: prima sguazzata…fresca, se poi ti dimentichi di essere in dicembre e preso dagli eventi scendi con la giacca della muta aperta..
Cammina,scendi, disarrampica arriviamo al salto da 18 metri….unico punto dove ci potevano essere difficoltà causa la portata, essendo un salto non più largo di quattro metri con vasca di ricezione delle stesse dimensioni. Li le cose da fare sono due: o salti (ma devi essere un buon cecchino con il pelo sullo stomaco) o scendi in corda (accettando l’idea di incazzarti” lievemente” nei quattro metri dove sarai investito dal flusso d’acqua decisamente prepotente).
Visto che la regola maestra dice che prima di saltare si deve “sondare” la vasca di ricezione,per verificare che non ci siano ostacoli pericolosi…prendo al volo la possibilità di scendere su corda e sondare di sotto.
Su il cappuccio della muta…e tutto va secondo programma : una signora “bastonata acquatica” sulla testa accompagnata da una signora “bevuta”…di quelle che per ritornare nel mondo dei normali, e comunicare agli altri che possono saltare, ti ci vogliono un paio di minuti.
Infilato il cappuccio e presa la mira, senza tanto pensarci, tre tonfi in seguito indicano che il gruppetto si è riunito sopra alla cascata da 25metri.
Si scende senza tanti problemi perchè riusciamo ad evitare il getto d’acqua.
Bella,bella,bella….ormai siamo fuori. Mancano il toboga da 10 metri e quello da 4 metri, che se anche con portata abbondante non risultano dare problemi. Cominciamo a pregustare il banchetto post-forra.
Ci infiliamo uno dietro l’altro giù dal toboga. Piccolo inconveniente che ci vede improvvisare “spettacolo bulgaro” per recuperare una sacco che aveva deciso di fare apnea sotto la cascata….e siamo fuori.
Ora non resta che la parte più ludica della giornata : con le gambe sotto ad una tavola, tra pastasciutta, salame e buon chianti a raccontarci storie di acqua, di cascate,di corde, di grotte e di speleologi…..
Buon 2010!!!!!!
Jvan,Lillo,Armando e Cristiano
NON SARA’ UN’AVVENTURA
MA L’INIZIO DI UNA PUNTA MOLTO DURA…
e data l’importanza dell’uscita di questo week-end, che ha riacceso le speranze di scendere sempre di più l’Abisso del Corno beccatevi anche questi miei appunti di viaggio.
Non ci sono solo i polacchi,gli ungheresi e i kirkhazi, anche il GSM ha i contro…..
Nessuno avrebbe scommesso niente sulla riuscita della spedizione al Corno del week-end dal 5 al 8 dic, e nemmeno io ci credevo, neanche di poter solo raggiungere il bivacco 3 Fontane in Val Galmarara.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo come sono andate le cose.
Venerdi 4 dicembre 2009: perturbazione atlantica con abbondanti precipitazioni anche nevose sopra i 900m su tutto l’arco alpino e prealpino. Per tutto il giorno scambio di telefonate e sms con un unico denominatore comune: chi cazzo xe così mona da andare su al Corno di Campo Bianco?.
Niente da fare, c’è qualcosa dentro di noi che ci spinge lassù a quasi 2000m; oramai il dado è tratto e alla sera di venerdi ultimo giro di telefonate e fissiamo l’appuntamento: ore 7.30 al cimitero di Caltrano.
Sabato 5 dicembre 2009: mi alzo e guardo fuori dalla finestra. Ha smesso di piovere, ma il cielo è tutto grigio e le montagne sono bianche candide. Penso che intanto vado al cimitero e poi casomai ci beviamo un caffè e poi torno a casa. Saluto Caterina che non dice nulla ma sicuramente pensa: ” Ti e i to amici si proprio deficienti”
Alle 7.30 sono al cimitero e subito arriva Lillo, Paolo, Sid e Alberto ( lo Zio). Ci guardiamo in faccia, si va o non si va?, che femo? Alla fine andiamo, ma prima fermiamoci a Canove al Panda Bar che con un buon caffè e una pasta si ragiona meglio.
Arrivati al Panda Bar la signora stranamente ci accoglie con infinita dolcezza e quasi non riconosco quella fredda donna che è sempre stata. Parliamo del più e del meno, ma alla fine abbiamo voglia di entrare all’ Abisso del Corno? Neanche il caffè ci fa rinsavire e partiamo con destinazione Val Galmarara. Intanto andiamo fino al bivacco , poi decidiamo.
La strada della Val Galmarara è tutta ricoperta di un bel manto di neve, ci sono anche delle tracce di qualche auto. Montiamo le catene e proseguiamo.
La neve è alta 20-30 cm e l’auto di Sid e Lillo senza problemi salgono, finchè non si tocca sotto e non si rompe una catena . Inversione di marcia con fusione della frizione e parcheggiamo l’auto circa un chilometro prima del Basaxenocio.
E ora comincia il bello! Sid e Paolo decidono di abbandonare l’idea di entrare in grotta e stoicamente ci aiutano a portare in su gli zaini stracarichi. Cammina e cammina dopo cinque ore di neve fresca arriviamo alle 15.00 del pomeriggio al bivacco 3 Fontane, con circa 50 cm di neve fresca e un pochino monti.
Con difficoltà riusciamo ad aprire la porta del bivacco e ci concediamo due etti di pastasciutta a testa. Decidiamo che non vale la pena entrare in grotta il sabato pomeriggio e così fissiamo la sveglia alle 6.00 di domenica.
La sera passa serenamente attorno al tavolo del bivacco parlando di vari argomenti hard che in questa mia è meglio tralasciare. Dirò solamente che è stato deciso che il raggiungimento della profondità di -1000 spetta un premio molto piccante , che diventa ancora più piccante alla profondità di -1500m, a -900 spetta una semplice flipperata stop.
Dopo il caffè, la prugna , la grappa alle 21.00 ci corichiamo nei sacchi a pelo, ma alle 22.00 il nostro sonno è interrotto da un toc toc alla porta.
Chi cazzo xe a ‘sta ora?
Guarda un po’, un gruppo di 10 scout completamene sprovvisti di cervello , ma con una chitarra al collo invadono il bivacco. Con lo sguardo duro li facciamo subito desistere dal cantare le bionde trecce e gli avvertiamo che alle 6.00 noi ci svegliamo e che non devono tanto rompere i coglioni.
Domenica 06 dicembre 2009: sveglia alle 6.00 come previsto alle 7.00 siamo già pronti. Paolo e Sid ci apriranno la traccia nella neve fresca. Si parte.
Quasi due ore di avvicinamento nella neve farinosa alta quasi un metro , in mezzo ai mughi, ma il cielo è splendido e arriviamo all’ingresso dell’Abisso.
Qui comincia la caccia al tesoro, che non è altro che la corda sommersa sotto la neve, ma neanche questo ci può fermare dopo 20 minuti di scavo la troviamo e l’ancoriamo al mugo. Alle 9.30 di domenica mattina io, Lillo e Alberto ( lo zio) penetriamo come tre condor dentro all’Abisso del Corno di Campo Bianco.
Ma cosa andiamo a fare dentro?
Lasciamo fuori il trapano, lasciamo fuori la macchina fotografica, ci portiamo la sola trouse da rilievo e una borsa d’armo.
Trichete trachete scendiamo sempre più, la grotta non si presenta granchè umida anzi e tutto procede per il meglio. La progressione è lineare l’obiettivo è definito, il premio è ambito.
Arrivati sopra il pozzo da 60 a circa -550 m , cominciamo il rilievo, ci guardiamo attorno e vediamo nuove finestre ( anche sopra il P70 che fa ben sperare). Andiamo giù e alle 18.00 circa siamo alla base del P70 ( Sala delle bimbe?). Ci scaldiamo una buona minestra e io e Lillo proseguiamo il rilievo con due corde e la borsa d’armo, Alberto si mette il pigiama e si ricava un cuccio caldo dove attenderci.
Scendiamo ancora lungo la diaclasi rilevando fino ad arrivare al limite dell’ esplorazione precedente. Una finestra dove si vede che la diaclasi continua e dove l’acqua si butta.
Guardiamo meglio e notiamo che a destra si può procedere arrampicando e senza bagnarsi e così scendiamo per circa 10 m fuori dall’acqua. Ci troviamo così in zona fossile sotto una gigantesca ( praticamente sotto la Sala delle bimbe) frana e da una parte l’acqua si tuffa per altri 5 metri in un pozzetto dove non si capisce cosa ci sia. Perlustriamo tutta la zona in cerca di una prosecuzione all’asciutto, ma nulla da fare.
Che fare? Lillo non ha esitazione e scende sotto l’acqua e dopo un po’ sparisce. Sento che muove dei sassi , che tribola a spostarli poi il silenzio.
Passano i minuti, comincio anche a preoccuparmi dopo quasi 30 minuti che non sento nulla. Il rumore dell’acqua mi fa sentire cose non vere, mi sembra di sentire fischiare, mi sembra un rumore di sassi.
Dopo circa 45 minuti finalmente sento Lillo. Risale sotto l’acqua e con l’emozione alle stelle e il fiatone in gola mi racconta di meandro, by- pass , passaggio in frana , sala , meandro alto 20 metri, altra sala, attivo che se ne va da una parte, galleria fossile con aria , altra sala, aria tanta tanta aria …..
Oramai sono quasi le 20.00, non possiamo fare troppo i bravi, dobbiamo anche venire fuori dall’Abisso, e ad un orario decente. Così torniamo da Alberto felici di avere portato avanti il rilievo e di avere verificato che la grotta va ancora e alla grande.
Alle 21.00 circa riprendiamo la via del ritorno. A mezzanotte ci concediamo un pisolo al Bivacco Giamaica sotto lo sguardo sempre attento di Aieie Brazo.
La risalita è lunga, ma molto regolare , ogni tanto breve pausa di ristoro e poi via sempre più su.
Lunedì 7 dicembre 2009: Alle 11.00 di mattina, con un vento gelido che spazza la Val Galmarara usciamo dall’abisso del Corno di Campo Bianco. E’ freddo e il vento ci gela le palle. Ci mettiamo in ordine e di corsa scendiamo al bivacco.
Che felicità arrivare al bivacco, subito ci facciamo un thè caldo, e poi una crema di patate e porcini che è la fine del mondo, e non ancora sazi un minestrone di verdure che ci rianima .
Oramai è tardi, dobbiamo scendere per 10 km alla macchina e così alle 14.00 circa partiamo carichi come musi giù per la strada. Pian pianino, passo dopo passo, finchè un pick-up con Beppe e Paolo ci appare come un miraggio a Malga Galmararetta.
Carichi di adrenalina raccontiamo la nostra avventura e saliti sul cassone del pick-up ci facciamo trasportare giù per la valle, come cullati.
In Val d’Assa anche Alberto Rossi e consorte ci vengono incontro e carichi di gioia con gli zaini deposti nel bagagliaio ci concediamo un meritato prosecco al Panda Bar.
Ecco così concluso un fantastico week-end alla conquista del -1000 che è ancora da esplorare, e ci fa venire la voglia di tornare ancora là alla ricerca del fondo dell’Abisso del Corno.di Campo Bianco.
ciao
Matteo