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DUBITO ERGO SUM

La visita al sifone, nella parte più profonda del Buso della Vecia, in alta Valle Faeda sopra Priabona, da quasi un anno dalla sua scoperta non ha mai dato speranza di vedere l’abbassarsi il livello dell’acqua.

Questo è il punto più profondo della grotta (-184 m.) ed anche il limite proibito, per il momento. Ma se aldilà del sifone d’acqua ci fossero altri cunicoli, meandri o enormi sale, l’homus speleo si adopererebbe per superare questo limite.
Il dubbio nutre la curiosità e la voglia di “andare oltre”, così in giugno siamo andati io ed Ester a fare delle riprese, montando una videocamera in un bastoncino telescopico per poter vedere cosa ci fosse al di là.
Immergendosi in questa pozzanghera ed infilando bene il braccio siamo riusciti a far riemergere dall’altra parte della roccia la video camera, la quale ha ripreso una parte asciutta e dei possibili cunicoli di proseguimento. Filmando però solo la roccia, senza avere dei punti di riferimento conosciuti, come ad esempio la presenza di uno speleo che ne determina le dimensioni, è difficile, anzi è impossibile capire quali siano le dimensioni dei cunicoli. Potrebbero essere buchi di 10 centimetri come di qualche metro.
La speranza si accende, ma permane un forte dubbio sulle dimensioni di possibili proseguimenti oltre un sifone d’acqua. È chiaro che serve l’occhio umano per poter osservare cosa ci sia al di la e quindi occorrerebbe passare fisicamente il sifone.
Varrebbe la pena di coinvolgere uno speleosub … o forse no.
Immaginare di trovarne uno disponibile, portarsi tutta l’attrezzatura in fondo e attraverso il Meandro del Giaguaro Smacchiato (tra l’altro con Ester si vuol proporre di cambiare il nome in ”Meandro Dea Bestema” perché in quel luogo escono tutte le parole mai dette in superficie!) per due metri scarsi d’immersione e magari trovarsi un passaggio di 10 centimetri … forse no.
Infatti dopo sei mesi di pensieri notturni su come poter fare questo passaggio “al naturale”, mercoledì 3 dicembre decidiamo con Ester di raggiungere il fondo dare un’occhiata al ramo attivo e provare il passaggio del sifone in apnea, consapevoli del fatto che se non si trova uno sbocco sufficientemente largo per infilare la testa e respirare aria, bisogna tornarsene indietro sempre in apnea. Non sono Umberto Pelizzari che fa apnee statiche da 7 minuti, ma un po’ me la cavo anch’io. Il fondo del laghetto di Castel di Godego a -32 metri l’ho toccato e sono anche tornato in superficie senza respirare, vuoi vedere che 2 metri non riesco a farli?
… è arrivato il momento… mi posto in acqua, indosso la muta intera, maschera e boccaglio, abbiamo ancorato una corda ad un sasso la quale passa in un moschettone che messo in vita, Ester è li vicino che filma con la sua GoPro.

entrata nel sifone

entro nel sifone.

Quel momento lo immaginavo da molto tempo, ma c’è una piccola diversità: l’acqua marrone. Nelle prime uscite al sifone nei mesi precedenti, l’acqua era cristallina, mentre ora, dopo avere fatto dei piccoli lavori di scavo sul fango a monte del sifone, l’acqua in un batter d’occhio s’intorpidisce e lascia una visibilità pari a zero.
… respiro, mi rilasso, respiro a fondo e lo trattengo e con calma vado sotto, infilandomi con i piedi … vedo l’acqua marrone chiaro, mi spingo ancora più sotto, l’acqua comincia a diventare sempre più marrone scuro e fredda in faccia. I piedi tendono a riemergere per l’effetto galleggiamento della muta e dei calzari, mi riassetto, aumenta la luminosità nell’acqua e riemergo. Sono fuori dall’acqua con la testa, mi guardo attorno e quindi tolgo il boccaglio e respiro. Fa un po’ impressione essere sbucati in questa campana d’aria alta 30-40 centimetri, larga circa un metro e profonda il doppio, completamente isolati dal mondo, nettamente separati.

oltre il sifone

dentro la campana d’aria

Il mio respiro è amplificato, probabilmente dall’effetto della campana, non sono abituato a sentirlo così. Dalle spalle in giù sono immerso in acqua marrone e non vedo, ovviamente cosa ci sia sotto. Mi distolgo da me e prendo consapevolezza che la Vecia finisce li!
Peccato, ma almeno abbiamo chiarito un dubbio.
Mi preparo per il ritorno, mi immergo e riemergo dall’altra parte, dando la notizia ad Ester. Visto l’esito decidiamo di filmare direttamente l’oltresifone con una videocamera in mano e la GoPro sul casco e quindi ripetiamo tutte le operazioni.

uscita dal sifone

esco dal sifone.
Soddisfatti delle certezze acquisite risaliamo la Vecia con un fardello non poco pesante (mute bagnate, piombi, attrezzatura varia) e concludiamo l’uscita dopo 6 ore di grotta.

Foto

io e Ester.

Nello scrivere questa esperienza e recuperare le date, sono andato a rivedere le riprese fatte con la telecamera a giugno e guardando i video … SORPRESA … le immagini non corrispondo a quello che ho visto l’ultima volta … vuoi vedere che il sifone ha più sbocchi? DUBITO ERGO SUM! Mi sa che bisogna ritornare a chiarire altri dubbi.
Ps: per quanto riguarda il ramo attivo che nel fondo riempie il sifone, lo abbiamo percorso circa una quarantina di metri strisciando su un copioso rivolo di acqua (i giorni precedenti le piogge erano state abbondanti). Gli ultimi 4-5 metri ci siamo infilati con i piedi e su un fianco, stesi nel suolo, con 10-15 centimetri di acqua sul fondo. Non vedendo quando terminava questa “sofferenza” (in qualche punto il 41 di piede in orizzontale si incastrava), abbiamo abbandonato la prosecuzione. Se qualcuno fosse ispirato possiamo pensare ad una nuova visita.

Marce