Nei racconti o nelle leggende che si tramandano di generazione in generazione nel mondo speleologico ogni tanto ritornano quelle trame di quando personaggi fiabeschi , che si facevano chiamare come Quelli Veri, nei giorni della merla, i giorni più freddi dell’anno, si incamminavano con gli zaini carichi lungo la strada della Val Galmarara , magari coperta da una coltre di neve e ghiaccio, per poi una volta giunti nei pressi del Bivacco Tre Fontane cambiarsi d’abito per scendere nel ventre della terra alla ricerca del vuoto ovverosia del nulla.
Ora il week-end della merla è appena trascorso e nessuna notizia ci è giunta di questi fantomatici Veri.
Rimane quindi il dubbio che solo tanta leggenda e immaginazione regna attorno a queste notizie che sembrano avere poco di reale, ma tanto di fantastico.
Nel nostro piccolo, timidamente e silenziosamente , per cercare di provare a fare come quelli, ma senza pretese di entrare nella leggenda , ci siamo organizzati per una uscita sabato scorso primo di Febbraio al Buso della Rana destinazione Ramo PSG.
Nella riunione di giovedì in sede a raccogliere la sfida eravamo io, Helene, Sid e Andrea the President detto il Cici.
Ma per dare una senso al racconto faccio una breve digressione sulla storia di questo ramo .
La scoperta di questo ramo è da attribuirsi al nostro emerito e pluripremiato scopritore Paolo Comparin che nel Settembre 2012 durante alcune uscite di scavo nella zona vicino a Sala Grog al Ramo Nord, nota una fessura verticale con aria e parecchie concrezioni sulle pareti a forma di “cavolfiore”. Quel giorno insieme a Sid percorrerà questo stretto ramo per circa 70 metri fermandosi di fronte a una strettoia occlusa da bellissime concrezioni a forma di “foglia di insalata”. La meraviglia di tali concrezioni fermerà la loro adrenalina e si riprometteranno di tornare a fotografarle prima di proseguire l’esplorazione .
Come sempre succede il tempo inarrestabile fa il suo corso, gli impegni si moltiplicano, altre esplorazioni prendono gli animi degli speleologi e quel ramo rimane quasi dimenticato.
Nel marzo del 2014 , con l’occasione di accompagnare i ragazzi del Progetto di Speleologia Glaciale a fare un giro al Buso della Rana dopo la loro serata a Isola Vic. ritorniamo al Ramo Nord.
All’uscita parteciperanno io, Sid, Ester, Stefano per il GSM con Margherita e Andrea del gruppo di Saronno e Paolo del gruppo di Varallo.
Una volta percorso l’angusto meandro ci siamo fermati di fronte alla strettoia chiusa dalle “ foglie di insalata” e dopo aver scattato alcune foto per immortalare le concrezioni , la forza della mazzetta e la voglia di andare oltre ebbe il sopravvento.
Passata la strettoia l’esplorazione si fermò dopo circa una ventina di metri sotto un camino con un buco nero in cima e ambienti di dimensioni inusuali per il Buso della Rana .
Pochi giorni dopo ( era il 29/03/2014 ndr.) con Sid, Lillo ed Ester ritornavamo e risalito il camino da 10 metri ci trovammo sotto un bellissimo camino stimato sui 30 metri con roccia molto levigata e con due-tre punti di domanda in alto da tornare a rivedere. L’ambiente grande, dopo quel meandro stretto, ci fece fin da subito sognare nuove avventure nel nulla.
Durante l’uscita veniva fatto il rilievo e il ramo battezzato PSG, notando come il ramo, prendendo un andamento Sud-Nord, si inseriva in una zona bianca del Buso della Rana vicino a rami come il Ramo del Pantegano, il Camino dell’Eco oppure il Ramo delle Sabbie che si sviluppano per molte centinaia di metri in ambienti sopraelevati rispetto il livello di scorrimento dell’acqua del Ramo Nord.
Dopo questo racconto di storia arriviamo ai nostri giorni, alle leggende e al primo del mese di Febbraio 2020.
Carichi con quattro sacchi ben pieni di materiale da risalita, verso le 10 del mattino entriamo in grotta sereni e con il gusto del caffè ancora nella lingua.
Fino al bivacco di Sala Snoopy sembra di essere ancora vicini alle auto, in un ambiente sicuro e confortevole poco lontano da “casa” ,ma appena ci si infila alle Malebolge è immediato il salto spaziale e pare di entrare in un’altra dimensione fatta di strettoie e fango, molto lontano dal confort.
Arrivati a Sala Grog svoltiamo a destra e fatti una decina di metri il meandro ti appare sulla sinistra con le sue pareti cariche di manine e cavolfiori.
Tirata in dentro la pancia ci infiliamo lungo questo meandro verticale e stretto che ad un certo punto si abbassa divenendo un piccolo tunnel di una decina di metri dove scorre dell’acqua e si è costretti a bagnarsi la pancia per fortuna poco visto la siccità delle ultime settimane.
Passata l’ultima strettoia l’ambiente cambia immediatamente con un meandro largo circa un metro e alto diverse decine fino ad arrivare alla prima corda.
In un baleno siamo su e ci troviamo sotto il cospetto di un enorme camino alto una trentina di metri , lungo una decina e largo un paio.
La roccia alla partenza è sanissima e Sid inizia la risalita. Mentre risale Andrea pensa bene di fare un po’ di atmosfera e tirato fuori lo smartphone dal sacco accende la musica.
Il suono del martello e del trapano si frappone agli assoli dei Pink Floyd o dei Deep Purple e l’atmosfera per noi alla base si fa famigliare e direi anche piacevole se non fosse per qualche sasso che precipitando sfiora sia noi che la …musica .
Dopo una decina di placchette tocca la volta di Helene a cimentarsi con la risalita e subito affronta le difficoltà dovendo allungarsi a prendere il moschettone piantato da Sid quei venti centimetri troppo in là.
Ogni tanto si ritrova in mano un sasso e con fare gentile ce lo lancia in giù cercando ora di qua ora di là l’area non presidiata da essere umano.
Sotto passano i Police e poi i Queen e poi i Guns and Roses tra una tazza di caffè e qualche foto scattata senza troppe pretese e il tempo passa.
Sono oramai le 4 e mezza del pomeriggio e Sid ci abbandona per impegni famigliari e così rimaniamo in tre e una playlist che non finisce mai.
Scesa giù Helene riparte Andrea per l’assalto finale. Mancano una decina di metri a volte strapiombanti , ma nulla ferma il President che arrivato a circa 25 metri di altezza arma definitivamente e scende giù.
Sulla destra a circa 5 metri , si vede una finestra in direzione Nord , e sarebbe la normale prosecuzione del ramo, mentre a sinistra , direzione Sud, si vede una nicchia con l’acqua dell’attivo che esce. Dove sarà la prosecuzione ?
Sono oramai le 6 di sera e non resta che togliere il disturbo e uscire. Rimarrà adesso solo da traversare a destra e a sinistra per vedere cos’altro ci riserva questa grotta.
Tra un Like a Rolling stones e una Novembre Rain decidiamo di battezzare il camino Stones Rain che poi è anche pioggia di sassi, ma potrebbe essere anche il titolo di una nuova canzone.
Il week end della merla è oramai trascorso e un tempo si favoleggiava che Quelli Veri avevano violato nuovi vuoti sulla montagna là sopra Asiago, ora invece si è raccontato di quel che è successo al Buso della Rana sabato scorso per qualche ora al suono di una piacevole playlist e con una canzone rimasta là ancora da scrivere.
P.S.. Dimenticavo, la musica ha continuato per tutto il percorso di rientro fino ad arrivare alle auto!
matteo