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Corchia: traversata Fighierà-Pompieri

Come in programma da mesi, alle 20.40 di venerdì 3 aprile si parte per la Toscana, destinazione finale albergo Vallechiara. Pierga, Miguel, Elisa, Marcello, Alessandro, Angela e Alberto accendono i motori (e i fanali) per raggiungere Bonni e Zdenka che sono già a destinazione. Il supporto morale sarà fornito da Sandro e Simona, anche loro già a destinazione.
Durante il viaggio fila tutto liscio, non troviamo nebbia ma un poca di pioggia nel tratto toscano e l’unico vero fastidio è la distanza di sicurezza mantenuta da Drago, misurabile con un calibro
J
Una sola sosta per un panino e arriviamo all’una passata, sistemandoci subito per la notte dato che Bonni ha chiuso a chiave la propria camera: potevamo sfondarla per raccogliere la sfida, ma eravamo un poco stanchi così decidiamo di soprassedere. Ci sistemiamo nelle camere: io ed Elisa nella matrimoniale mentre il resto del gruppo si divide tra la matrimoniale + 2 letti singoli (Angela, Alberto, Miguel e Marcello) e tettoia esterna (Pierga). Miguel attacca la sinfonia. Buonanotte.
Il mattino dopo le nostre facce ci dicono che nessuno ha dormito tanto, chi per la sinfonia di Miguel chi per il freddo. Ci si trova per la colazione intorno alle 8.30, con la pioggia che accende la discussione sul da farsi. Poco male, aspettiamo concedendoci panini al lardo, birrette e vino rosso; sì, sono le 8.30 del mattino, e allora?
La colazione termina e il tempo passa, cosa facciamo? La pioggia è diminuita di intensità ma le correnti sono sempre 2: chi propone di posticipare al giorno successivo e chi preme per entrare; i voti dicono 5 a 4 per il giorno successivo e così si decide di entrare … grande conquista la democrazia!
Una coppia di speleo triestini, Stefano e Silvia, ci chiede di unirsi alla nostra traversata in quanto il loro programma di discesa al fondo è saltato a causa della pioggia. Dopo le rassicurazioni di rito sul fatto che non ci avrebbero creato difficoltà, partiamo tutti assieme.
Angela non sta bene, ma nonostante una forte nausea la voglia di fare la traversata è troppo forte e decide di venire lo stesso.

Iniziamo l’avvicinamento in un clima polare, tra vento gelido e nebbia fitta, che rendono più difficoltoso il cammino sulla neve, soprattutto in cresta dove il timore di scivolare sulla neve è abbastanza forte, almeno per me.
Così mi ripromisi di mandare aff…  tutto una volta uscito dall’avventura; l’avevo fatto un altro paio di volte e ho scoperto che mi dà un po’ di energie in più!

Raggiungiamo l’ingresso del Figherà dopo un’ora e mezza di salita e con le mani ghiacciate cerchiamo di infilare gli imbraghi: mai ingresso fu più ben accetto per il riparo che ci offriva!
Alle 14.20 gli 11 iniziano la traversata che procede senza intoppi di rilievo, con Miguel che già dopo il primo pozzo inizia a dire: “dai tosi, el pi’ xe fato!”.
La grotta è già armata quindi procediamo abbastanza veloci, i meandri sono percorribili agevolmente e la parte iniziale ci ricorda un po’ la nostra Rana, con delle belle salette molto concrezionate, e delle pareti a macchia di leopardo per le quali Pierga cerca di darci una spiegazione tecnica che di sicuro Laura contesterebbe!!!
Qualche piccolo rallentamento inizia quando siamo a circa un terzo del cammino, dopo 4-5 ore, quando iniziano alcuni passaggi più tecnici e la stanchezza inizia a sentirsi.

Prima troviamo dei traversi orizzontali sulla roccia scivolosa, sopra a pozzi piuttosto profondi, che ci fanno prestare parecchia attenzione; poi qualche frazionamento che ci fa imprecare perché le corde sono talmente corte (e alcune anche un po’ lesionate) da non permettere di fare la chiave completa sul discensore, e in un paio di casi nemmeno di toglierlo a fine corsa; infine un bel pendolo sospeso su di un pozzo davvero enorme crea un piccolo momento di panico.
Ciò nonostante ci dimostriamo tutti perfettamente all’altezza, in primis Angela, che da metà in poi inizia ad accusare pesantemente il malessere fisico ma riesce a tenere il passo con gli altri… sarà merito delle bustine magiche che le passa ogni tanto Alberto… o forse della melissa di Zdenka?!?!?
Anche i due triestini sono molto bravi, tanto che si sorprendono della nostra andatura un po’ più turistica con delle pause un po’ più lunghe per riprendere fiato e scambiare qualche battuta, ma poi ci prendono gusto anche loro! Si sorprendono anche che 3 di noi siano corsisti con pochi mesi di esperienza in grotta… mi sa che in giro di gruppi come il GSM non ce ne sono tanti! 🙂
Raggiungiamo il bivacco tenda rossa che segna la metà del percorso a la stanchezza (mia) si fa sentire; se penso che siamo solo a metà strada! Dicono che la seconda parte sia un poco più scorrevole e io voglio fidarmi.

La seconda parte, il Corchia vero e proprio, si apre molto, con ambienti grandi, pozzi più profondi, stanze enormi che ci restituiscono il nostro eco, scavate tra enormi lastroni bianchi di marmo.
Iniziamo a trovare anche qualche cascatina d’acqua, e ci facciamo un paio di docce su dei traversi abbastanza bastardi. Troviamo ancora un paio di passaggi che richiedono parecchia attenzione, ma in effetti la parte finale è più semplice da percorrere.
Quando incrociamo le passerelle ci sentiamo rinascere, e ci gustiamo il ramo delle stalattiti che in effetti è quello più bagnato e ricchissimo di concrezioni.. peccato sia rovinato dalle passerelle per il giro turistico!!!
L’ultimo sforzo, soprattutto per Angela, è raggiungere l’ingresso Ercole, circa 100 metri sopra le passerelle, per uscire, dato che il cancello è chiuso a quest’ora. Il meandro che ci porta all’uscita è percorso da un vento forte e gelido, che però non ci fa cambiare idea.. non vediamo l’ora di tornare in superficie!
Usciamo qualche minuto dopo le 15 ore dall’ingresso, quindi verso le 05.30 del mattino di Pasqua. Il cielo è terso, una grossa luna ci saluta seminascosta dal profilo del Corchia, mentre in lontananza vediamo la costa con mille luci che ci salutano.. è davvero un bellissimo panorama!
Scendiamo verso le macchine seguendo un sentiero un po’ franabile, ci cambiamo velocemente anche perché fa freddo e Marcello inizia a preparare la colazione che ha portato per festeggiare questo momento: pane, salame, birra, vino, prugna, brioche, patatine, tortine (ho dimenticato qualcosa)… assaltiamo tutto questo ben di Dio come uno sciame di cavallette!
Stefano rimane un po’defilato a guardarci banchettare, poi accetta un bicchiere di vino e da allora entra in pieno nello spirito GSM, comprendendo il nostro numero di soste forse superiore alla media, il nostro linguaggio da grotta forse inferiore alla media, il nostro piacere di regalarci momenti di aggregazione sicuramente superiore alla media.
Così ci godiamo l’alba; e dire che in grotta ci eravamo rammaricati perché saremmo usciti troppo presto per goderci l’inizio del nuovo giorno.
Si parte per recuperare le vetture ed iniziare la discesa verso l’albergo. Pierga e Miguel decidono per la corsetta e pretendono di avere con loro una fonte di doping, prendendo la bottiglia di prugna. Dopo qualche tornante e due soste prugna li recuperiamo, arrivando all’albergo alle 07,20; troppo presto per un caffè dato che il bar è ancora chiuso così cominciamo a salutare Stefano e Silvia che devono far ritorno al campeggio. Proprio in quel mentre vediamo mamma Piera nella terrazza del bar e ci dice che non ha problemi a farci la colazione in anticipo: perfetto! A dire il vero, noi la colazione l’avevamo già fatta ma non ci facciamo certo pregare. Così, tra caffè, vino, birra, lardo, prugna, prugna e prugna arriva la tarda mattinata e Stefano e Silvia, ormai soci ad honorem (soprattutto dopo che lei ci ha spiegato meglio il suo lavoro) ci salutano (un’altra volta) mentre alcuni di noi si dirigono verso un altro bar per festeggiare con qualche aperitivo in attesa del pranzo. Come avrete notato, l’idea di riposarsi prima di mangiare è definitivamente tramontata. A noi si sono aggiunti Sandro e Simona, che ci attendevano all’albergo.
Dopo qualche minuto Stefano ritorna “ehi ragazzi, ho convinto Silvia a rimanere per il pranzo, mangeremo solo il secondo e andremo via”. Illuso, sei entrato in un girone dal quale uscirai a fatica… comunque, ci dimostriamo felici con lui e ci rallegriamo tra noi per aver conquistato altre 2 anime. Onestamente, ormai mi sono stancato di salutarli
J
Io mi riposo gli occhi in branda mentre la parte alcolica del gruppo inizia il cammino verso il bar. Le 24 ore in piedi sono passate da un pezzo.

Il pranzo fila liscio, si mangia e si beve fino ad arrivare al “brindisi alla Puglia” di Marcello… che è andato troppo avanti, secondo me J. Alle 16, Stefano e Silvia ci salutano per la quarta volta, stavolta quella buona, e li lasciamo con l’invito a raggiungerci per una gita in Rana, che loro accettano; strano, vista la compagnia avrei giurato su un loro gentile declino.
Un paio d’ore a nanna e poi Marcello (ancora lui) viene a svegliare me ed Elisa per proporre una pizza, mentre Drago e Angela partono verso casa; la serata in pizzeria va avanti fino a poco prima delle 23, tra la stanchezza generale.
Invece, la festa per la Pasqua da parte di un centinaio di romeni va avanti sopra le nostre teste fino a quasi le 4 del mattino.. l’unico contento è Marcello!
Ma chi se ne frega, quello che dovevamo fare l’abbiamo già fatto!
Il giorno dopo verso le 10 siamo in marcia verso Lucca io, Elisa, Pierga, Marcello e Miguel mentre Bonni e Zdenka vanno dritti a casa e Sandro e Simona sono partiti attorno alle 08.30.

Tutto è bene quello che finisce intero.
Dulcis in fundo, io ed Elisa abbiamo festeggiato il secondo anniversario di matrimonio in modo davvero particolare.. di certo in ottima compagnia!
Alessandro

Pisatela – Rami Megan Gale e Cascate

Dopo le abbondanti piogge della settimana passata, si sapeva che il tratto più a monte della traversata della Pisatela sarebbe stato moooolto bagnato: così è stato e pure mooooolto fangoso. 🙁
Il nostro scopo era quello di documentare fotograficamente tutta la traversata, ma una volta arrivati alla fine del ramo delle cascate eravamo talmente bagnati ed infreddoliti che siamo scappati fuori prima possibile. Ci sarà un secondo round….
Comunque i rami alti sono stati fotografati: fine! Tutto il PhotoTeam ha fatto la traversata e quindi per un bel pezzo non ci torneremo più.
L’ingresso è già armato. La rete di contenimento è stata sfondata dalla frana e dobbiamo far cadere un bel po’ di sassi per rendere sicura la discesa. Per precauzione lasciamo uno di noi seduto di fronte alla frana a parare eventuali altri distacchi mentre gli altri scendono.
Iniziamo le foto con il camino Pater Noster. Lascio scendere tutti, tranne Donato ed Alberto R., in modo da essere sicuro che non mi piombino in testa sassi che poco piacevolmente hanno accompagnato la discesa di tutti noi.

P50 Pater Noster

Donato, con il flash in mano, scende ed ogni 10-15 m lo faccio fermare e scatto una foto; Alberto fermo in alto al P50 segna il punto di partenza del pozzo. Poi a casa monto le foto sovrapponendole con Photoshop fino ad ottenere la combinazione migliore.
Smerdamento totale nel primo meandro e poi dentro la fessura di Megan Gale …… OPS! … nella fessura verticale DEL RAMO Megan Gale! 😉

tratto finale Ramo Megan Gale

Bellissima, stretta quel che basta per farti porkeggiare ed oggi pure bagnatissima! 😉

tratto finale Ramo Megan Gale

Arrivati a Sala Faedo, troviamo Pierga (fresco come una rosa!) e Drago (sfinito e sudatissimo!) che facevano il giro inverso con eventuale disarmo delle nostre corde.
Qui ci raggiungono anche Bonni, Miguel, Alessio e Zdenka entrati un’oretta dopo di noi.
Credevo che lo stretto fosse finito ed invece, grazie all’elevato regime idrico, ci attendevano numerosi tratti da strisciare nell’acqua gelida e fango… brrr!

Ramo delle Cascate

Dopo una pausa alla confluenza dei due Rami delle Cascate, ripartiamo decisi ad uscire.

La cascata che dà inizio all’omonimo ramo

In ogni caso non sarebbe stato possibile fare altre foto perchè l’acqua era tutta sporca a causa del nostro passaggio (e degli altri prima di noi) nel tratto a monte; bisognerà necessariamente ritornare entrando dall’ingresso vecchio.
Ultimo bagno nello Stargate e via fuori.
San
Simo, Damiano, Donato, Alberto R., Massi, Gianluca

SPELEO-GERIATRI in Pisatela

11 luglio 2009

Era da un pezzo che Ico e Cesare ventilavano l’idea di portare qualche vecchio speleologo alla grotta della Pissatela in Faedo; ogni volta che si fissava una data succedeva qualcosa che annullava l’appuntamento: una nevicata eccezionale, gli acciacchi di qualchespeleo-geriatra insostituibile, le piogge copiose; per dire qualche motivo di rinvio.
Si decise allora di fissare una data e rispettarla assolutamente, secondo la vecchia filastrocca che dice: “chi xe dentro xe dentro, chi xe fora xe fora”. Nel frattempo il GGS aveva “trovato” un ingresso alto della Pissy ed allora Cesare pensò bene di organizzare una traversata, secondo la logica che è meglio fare una strada una sola volta anziché andata e ritorno. Ma alle volte la logica non si deve applicare alla speleologia…vedremo poi perché.
L’appuntamento fu così fissato per Sabato 11 Luglio 2009. Risposero all’appello: Cesare Raumer, Federico Lanaro, Beppe Nassi, Renato Dani, Armando Stefani, Fabio Sartori, Alberto Rossi, Claudio Barbato, Enrico Gleria. I nove speleo-geriatri si ritrovarono a Monte di Malo al bar per un ultimo caffè. Sotto un cielo terso dopo l’ennesima pioggia del giorno prima ci trasferimmo in Val delle Lore per lasciare qualche auto, quindi a Contrà Cima al Faedo. Lenti preparativi, foto di rito al Capitello e via all’ingresso alto con il pozzo “pater noster” di cinquanta metri. Dieci minuti di buon cammino e siamo sul posto, dove un terrazzo di sassi ci fa capire la mole del lavoro compiuta dal GGS per l’apertura artificiale del “Pater Noster”. Ci vestiamo, dai sacconi escono vecchi imbraghi, maniglie Jumar, addirittura un discensore Diablo con tanto di maniglia-frenante. Fabio si stende a terra per riuscire a chiudere il ventrale su un imbrago di “trenta chili fa”. Cominciamo a scendere che sono passate le 11 del mattino. Beppe si ferma alla partenza della verticale per controllare la discesa di qualche geriatra particolarmente “arrugginito”, ma tutto fila liscio a parte il sacco di Claudio che sceglie di scendere il pozzo da solo in caduta libera, ma senza danni particolari. Iniziamo a percorrere il meandro Megal Gale che si rivela ben presto pittosto stretto e bagnato. Sono duecento metri pittosto “tecnici” dato che i passaggi sono: o a terra dove scorre allegro il torrentello ingrossato dalle recenti piogge, o in alto sull’allargamento di sezione, con notevole sforzo per non cadere ed incastrarsi. E’ una progressione faticosa anche per speleologi in verde età, figurarsi per le nove cariatidi che si cimentano nell’impresa. Comunque sia arriviamo finalmente alla Sala Monte Faedo. Un’occhiata all’orologio: le due passate. Faccio presente a Cesare che è ora di fermarsi e mangiare qualcosa. Enrico è un po’ indietro con Claudio che fa da “servizio scopa”. Enrico scivola e cade sulla mano protesa, sente un crak, si rialza e sviene sorretto da Claudio che era subito dietro. La situazione sembra grave.
Siamo ben dentro la grotta ed abbiamo un ferito. Già si pensa a mandare qualcuno a chiedere l’intervento del Soccorso. Intanto facciamo sedere Enrico e cominciamo a somministrargli un buon tè caldo e cibi ricchi di zuccheri. Sembra reagire bene. Claudio gli mette una fascia elastica che portava sulla mano per una frattura ad un dito. Cominciamo lentamente ad uscire. Sulla cascata Enrico se la cava egregiamente con l’aiuto di Ico e Cesare. Quando cominciamo a pensare che il peggio è passato Armando, messo un piede in fallo, scivola e cade battendo violentemente una natica su uno spuntone. E’ doloroso ma non c’è niente di rotto, anche lui dovrà stringere i denti e andare. Ad un certo punto Beppe raccoglie da terra un ciottolo e lo osserva incuriosito. Io gli chiedo cos’è e lui me lo passa e va via. Io vedo che è di colore bianco e nero, sembra strano e lo intasco, poi vedrò fuori come sarà. Arrivati allo Stargate decidiamo per la via dell’acqua, più breve anche se bagnata, piuttosto che il lungo aggiramento con pozzi e camini da percorrere in corda. E’ la scelta giusta visto che siamo già bagnati ed Enrico sarebbe sicuramente più in difficoltà sulle corde. Siamo così alla Sala dell’Orda. Breve sosta per tirare il fiato e rimettere gli attrezzi da progressione. Enrico è provato e sopporta il dolore con stoicismo. Fin qui è andato benissimo, non ci ha praticamente mai rallentato significativamente. Ora ci restano solo i pozzi da
superare, la parte che temiamo di più perché Enrico deve per forza arrangiarsi da solo in corda, noi lo agevoleremo in tutto, il più possibile. Partiamo, Cesare per primo, poi Enrico, noi teniamo la corda tesa da sotto. Enrico è, ancora una volta bravissimo. Solite chiacchere alla base dei pozzi, la speleologia non è cambiata da vent’anni fa. L’innovazione più significativa è data dall’illuminazione a led. Chi ce l’aveva ha illuminato anche i “carburati” che hanno tribolato assai con impianti datati come i relativi proprietari. Alle 18 e 45 è fuori anche l’ultimo speleo.
Dalle 6 ore previste ne abbiamo fatte 7 e mezza, ma per motivi più che giustificati. Siamo tutti stanchi e provati ma siamo contenti per l’impresa compiuta: la prima traversata ufficiale intergruppo della Pissatela, compiuta da nove speleologi la cui sommatoria di età arriva a sfiorare i 500 anni. Non male davvero.
Accompagno Enrico a casa dove Carla lo attende per portarlo poi al pronto soccorso da cui uscirà solo a notte inoltrata. Gli riscontreranno la frattura del polso e lo ingesseranno il giorno dopo. Lo strano “sasso” raccolto da Beppe e portato fuori da Ico risulterà essere un grosso molare di erbivoro. Paolo Boscato che vedrà la foto del reperto, dice che potrebbe trattarsi di un “megacero”, una specie di gigantesco cervo alto 2,5 metri e con palchi di 3 metri.
“Tutto è bene quel che finisce bene” recita un vecchio adagio: la nostra avventura in pissatela è quindi andata, tutto sommato, bene, anche se, col senno di poi, per un rientro in grotta dopo tanto tempo per alcuni, la semplice discesa e visita del Ramo Giacobbi e Sala delle Mogli sarebbe stata più realistica. Ma così è andata, e, nel bene e nel male, siamo felicissimi di aver compiuta la prima traversata ufficiale intergruppo di questa fantastica grotta, ulteriore sviluppo di quel grande, esteso, bellissimo”vuoto sotterraneo” altrimenti chiamato: BUSO DELLA RANA.
Federico Lanaro